Secrezioni: "C'è l'umido da buttare"
Data: 12/12/2017,
Categorie:
Etero
Autore: renart
... fiore carnivoro con le labbra rosse, voraci, insaziabili. “Porco, ce l’hai duro come un ramo, tra poco bucherà le mutande”, dice con voce roca guardando l’erezione che deforma gli slip e che la punta come una fottuta baionetta. Deglutisce con una smorfia lasciva, poi, rapida come una faina, tira giù le mutande e il cazzo vibra come un diapason rampando sotto l’ombelico peloso. “Animaleschifoso, hai sempre voglia di fottere, non pensi ad altro. E chiavami allora, fammi vedere se ne hai la forza. Sempre se ti è rimasta qualche goccia di sbrodo nelle palle”. Il tono e le parole da postribolo sudamericano di terza lega mi infoiano come una scimmia sotto acido. Mi carico entrambe le gambe sulle spalle, infilo le mani sotto le ascelle e la sollevo di peso dalla sedia, sbattendola con poca grazia sul tavolo e infilandoglielo dentro senza cerimonie, d’un colpo solo fino alla radice, e la pompo subito a buon ritmo, con i coglioni gonfi che sbattono contro la potta producendo uno CIAF CIAF che mi manda fuori di testa. “Aaahhh”, grugnisce, “lo sento nello stomaco. Chiavami forte, stronzo, aaahhh sssììì così cooosssììì, porcobastardo!” Quando strabuzza gli occhi all’indietro e prende a sfregarsi freneticamente il clitoride, capisco che ci siamo quasi, e levo il morso all’orgasmo che mi gorgoglia nelle viscere, menando i fianchi più veloce e forte che posso, tenendomi abbrancato alle bocce piccole ma sode, sormontate da capezzoli duri e sugli attenti che sfrego con voluttà fra i pollici ...
... e gli indici, mentre lei spalanca la bocca e rauca, lussuriosamente rauca, urla veeeengoooo, figliodiuncane, aaaaaaaaaahhhhhhhh. Un istante dopo le innaffio i visceri con tutto quanto ho dentro. * Riemerge dalla camera da letto un’ora abbondante dopo, profumata come un fiore a primavera, gonna larga a fantasia arabeggiante e top nero che le lascia scoperta una striscia di carne abbronzata, al centro della quale spicca la fossetta dell’ombelico. Non ha reggiseno, le si vedono in rilievo le punte dei capezzoli. Ha un portamento regale per natura, Veronica, e, fuori dalla nostra cerchia erotico-sessuale, ha modi eleganti, quasi affettati, indotti dall'educazione ricevuta e affinati dalle lauree conseguite con lode e perfezionate all'estero. È nel campo semantico che ci siamo costruiti in anni di relazione che dà sfogo all'altra sua natura, quella passionale, oscena, volgare, triviale, zozza. “Dove vai così in tiro?”, le chiedo squadrandola in lungo e in largo, intimamente apprezzando i rilievi sinuosi di un corpo terribilmente arrapante, che trasuda sesso selvaggio da ogni fottutissimo porellino. “Vado ad una festa popolare, c’è un gruppo forte e si balla sul serio stasera?”, dice improvvisando un paio di passi di pizzica, menando i fianchi e agitando le mani sulla testa come se avesse due paia di nacchere da far schioccare. “Con chi vai?” “Con un po’ di gente, che vuoi la lista?” “Mi basta sapere solo se c’è anche quella vacca imbracata di Mirna”, bofonchio acido. “Non voglio ...