1. Giochi di potere di un poliziotto molto cattivo


    Data: 20/11/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: GSAwNSA77, Fonte: Annunci69

    L’orologio sulla parte segnava l’una e dieci. Il ticchettio della lancetta dei secondi scandiva rumorosamente il passare del tempo. Era da più di mezz’ora che mi trovavo in quella stanza asettica e vuota quasi completamente al buio. La luce era soffusa, il tavolo al centro del locale era a malapena illuminato da una lampadina che penzolava dal soffitto. L’aria era pesante, dietro di me c’era solo una porta chiusa e alla mia destra probabilmente una finestra serrata da pesanti tende nere. A parte l’orologio da parete alla mia sinistra e un enorme specchio che occupava la lunghezza di quasi tutta la parete davanti a me non c’era niente: ero da solo a fissare la mia immagine riflessa e espiavo mentalmente le mie colpe.
    
    Chissà chi altro mi stava guardando da dietro quello specchio? Chissà chi mi giudicava colpevole oltre al mio "io" riflesso? “Sei proprio una stupida puttana!” mi urlava una voce nella testa. “Sapevi che prima o poi ti avrebbero beccato a dare il culo in giro nei parchi”.
    
    Tremavo, ma non per il freddo e non per il fatto che ero completamente nudo avvolto in una leggera coperta. Tremavo per la paura e per l'angoscia di non sapere quello che mi sarebbe successo. Il mio corpo non smetteva di palpitare dalla testa ai piedi. Avrei dato un'altra delusione a mio padre.
    
    Avrei perso il lavoro. Sarei diventato lo zimbello del paese e soprattutto la vergogna dei miei genitori.
    
    Aspettavo il mio destino seduto a quel lungo tavolo sul quale erano appoggiati solo ...
    ... un bicchiere, una bottiglia d’acqua e un vecchio telefono. Avevo sete ma più ancora avrei voluto usare il telefono per chiamare mia madre e chiederle scusa per quello che si sarebbe mormorato in giro sul mio conto. Ma non potevo muovermi, non potevo né bere né telefonare. Le braccia erano bloccate dietro la schiena e in quella posizione iniziavano a dolermi per le manette strette ai polsi. Aspettavo seduto sulla sedia, immobile a riflettere su cosa mi sarebbe successo.
    
    Da quando mi avevano fermato nel parco, ero stato trattato come se fossi stato uno dei peggiori criminali, come se avessi ammazzato qualcuno. A testa bassa stavo per piangere per la disperazione.
    
    Dopo un’estenuante attesa sentii dei passi e la porta aprirsi dietro di me. Alzai la testa e riflessa nello specchio vidi avvicinarsi dietro di me l’immagine dell’uomo in uniforme che mi aveva arrestato nel parco. Era un bell’uomo sulla cinquantina, alto e con un corpo robusto, capelli scuri leggermente brizzolati sui lati e uno sguardo penetrante. Quella divisa da poliziotto lo rendeva ancora più eccitante. Lo seguivo con gli occhi mentre mi passava affianco e prendeva posto in faccia a me sulla sedia dall’altra parte del tavolo. Senza dire una parola e senza mai guardarmi in faccia appoggiò un fascicolo di carte sul tavolo, si versò un bicchiere d’acqua e si sistemò la camicia che sembrava esplodere stretta sui muscoli del petto. Bevve d’un fiato, appoggiò il bicchiere vuoto sul tavolo e per la prima volta mi ...
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