1. Gigolò


    Data: 24/11/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: crigio

    Rientrati dalla serata a casa di Andrea, durante la quale abbiamo dato un bella lezione a quella puttanella di Marco, Enrico si ferma a dormire da me.
    
    La notte trascorre tranquilla ed io dormo profondamente.
    
    Il mattino dopo mi sveglio che Enrico è già sotto la doccia: lo scroscio dell’acqua mi ridesta dolcemente e la luce che filtra dalla finestra mi vuole dire che è ora di alzarsi e di preparare qualcosa per colazione anche per il mio ospite.
    
    Scendo dal letto, nudo. “Merda! Questa stanza è un casino!”, penso e raccolgo i panni sparsi sul pavimento, rimettendo nei cassetti quelli ancora puliti e ammucchiando su una sedia quelli da lavare.
    
    Mentre sono chino su un cassetto del comò l’occhio mi cade sul borsone di Enrico. “Cos’è questa roba?”, mi chiedo esaminando una specie di cintura borchiata che spunta dalla cerniera aperta. La afferro e me la rigiro tra le mani, scrutando la porta per stare attento che non entri Enrico. La rimetto dentro la sacca e guardo gli altri oggetti.
    
    “Ti piacciono?”, mi sorprende una voce alle spalle.
    
    “Oh cazzo! Sc… scusa… non volevo… è che… beh… stavo sistemando la mia roba e l’occhio mi è cascato… ehm… lì…”, provo a giustificarmi.
    
    “Ehi, tranquillo! Ormai direi che tra noi c’è una certa intimità, no? Allora, ti piacciono?”.
    
    “Beh, ma… che cosa sono?”.
    
    “I miei strumenti di lavoro!”.
    
    “Lavoro?! Che lavoro?”, gli chiedo stupito e incuriosito al tempo stesso.
    
    “Sono un gigolò… o un escort, come si dice oggi. Ma io ...
    ... preferisco gigolò. È più elegante”.
    
    “Ah! Non lo immaginavo. Se l’avessi saputo… ecco… io…”.
    
    “Cosa? Mi avresti pagato tutte le volte che ci siamo visti?”.
    
    “Beh, sì! È il tuo lavoro!”.
    
    “Ma stai scherzando? Non te l’avrei mai permesso! Il lavoro è una cosa, il divertimento un’altra. E con te mi diverto…”.
    
    “O… ok…”.
    
    “Dai, ti faccio vedere come mi stanno. Aspetta cinque minuti”, e, preso il borsone, torna in bagno.
    
    Dopo un po’ si riaffaccia all’uscio della porta della mia camera: indossa un paio di stivali che gli fasciano perfettamente i polpacci muscolosi, uno slip e dei lunghi guanti di latex e un harness pettorale borchiato (ecco cos’era quel cinturone!). In mano tiene un gatto a nove code che fa fischiare nell’aria percuotendosi l’altra mano.
    
    È bellissimo! Di una bellezza maschia! Rimango impalato per l’imbarazzo, mentre lui torna a chiedermi: “Allora, ti piacciono?”.
    
    “Ehm… ecco… s… s… sì… credo…”.
    
    “Non sarai mica rimasto senza parole?”.
    
    “Beh… ecco…”.
    
    “Ecco, ecco! Ecco che?”, mi provoca lui, avvicinandosi a me. Mi si ferma di fronte, continuando a frustare l’aria.
    
    Poi mi solletica il petto con le nove code, concentrandosi su un capezzolo. Quindi, mi gira intorno facendo scivolare l’attrezzo sulle mie spalle. “Beh? Non rispondi?”, continua a stuzzicarmi, mentre un brivido mi percorre la schiena. Quando torna davanti a me fa scorrere la frusta giù lungo il mio stomaco e fino al mio ventre. Il mio cazzo inizia a inturgidirsi e lui lo accarezza con ...
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