1. L' architetto


    Data: 10/12/2020, Categorie: Gay / Bisex Autore: nh-paul

    ... scherzo!
    
    L’architetto, quando si accommiata, dice che starà in
    
    paese qualche giorno e che verrà domattina a controllare.
    
    L’indomani, alle dieci non è ancora venuto e mi
    
    accorgo di guardare spesso sulla strada per vedere se arriva. Ma cosa c’è in me? Perché penso a un frocio.
    
    Non sarà per questo che ieri sera mi son stordito con una sbronza di birra? Ma no, era la compagnia, io non
    
    sono assolutamente attirato dagli uomini, io non sono gay, di quello non me ne frega niente.
    
    Quando suona il telefonino del capocantiere, sento dentro di me che è lui: infatti avverte che non può venire
    
    perché è stato tamponato e se per favore gli manda qualcuno con la busta dei disegni che ieri aveva
    
    lasciato. “Tore, vacci tu!” mi comanda il capo, così salto sul motorino e mi avvio, profondamente turbato perché ......… ho paura.
    
    Non di lui, di me! Di cosa mi è successo ieri e dei pensieri di stamani. Basta, gli dò la busta e me ne torno! Continuo a ripetermi.
    
    Nell’entrata del piccolo albergo dove alloggia, sto per chiedere di lui, ma dietro di me, seduto su una vecchia
    
    poltrona, l’architetto mi chiama: ha una gamba sollevata e un piede fasciato. Meno male che è qui,
    
    così gli dò la busta e vado via subito.Ma dice che devo aspettare, perché ci son delle modifiche che ora va schizzando sui fogli.
    
    Mi offre da bere Una vernaccia o la tua solita birra? Mi meraviglio di chiedere la vernaccia e lui sorride, illuminandosi in faccia. E’ più vecchio di mio padre: avrà ...
    ... una sessantina
    
    d’anni, ma ha una faccia simpatica, specialmente quando sorride, come se lo sapesse, lui lo fa sempre.
    
    Quando, passandomi il bicchiere, mi sfiora la mano, sento di nuovo quel brivido che mi percorre la schiena.
    
    Lui, attento, mi sorride, mi appoggia la mano sul polso stringendolo appena e, guardandomi dritto negli occhi, mi dice “Tore, hai dei meravigliosi occhi blu. Blu come il mare della tua Sardegna!”
    
    Ma come fa a sapere come mi chiamo? Perché mi fa dei complimenti così sfacciati, perché non toglie quella
    
    zampa dal mio braccio?
    
    Sono sempre più turbato, ma non sposto la mano, rimango zitto, un po’ inebetito, lo guardo di sottecchi e
    
    mi accorgo che lui guarda il pacco che lentamente sta evidenziandosi sotto la tuta. Con voce dolce, mi dice
    
    “mi chiamo Giorgio, vorresti fermarti e tenermi compagnia a pranzo, così ho tempo di finire le
    
    modifiche?” Non rispondo, ma lui sa già che è un “sì”. “Telefono io in cantiere”, dice chiamando la cameriera
    
    cui fa preparare per due a tavola.
    
    Sono sempre più frastornato, non capisco cosa mi succede. Se Rimedia mi vede, mi strappa gli occhi.
    
    Capisco che devo andarmene, ma no, non riesco a farlo … e sono sopraffatto da una ridda di domande e
    
    risposte che vanno e vengono.
    
    A tavola, malloreddus, muggine arrosto e un buon nieddera di frigo che va giù così facilmente, anche
    
    perché l’architetto continua a versarmene! Dopo le seadas, una grappa. Io mi sento un po’ alticcio, mentre
    
    Giorgio ...
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