1. Prime esperienze


    Data: 07/01/2021, Categorie: Gay / Bisex Autore: Pisolino, Fonte: EroticiRacconti

    ... lavorare il suo cazzo con la bocca, lentamente, facendolo eccitare. Era assurdo farlo, lo capivo, lo stavo preparando di nuovo a penetrarmi quando il culo mi bruciava ancora. Ma dovevo compiacerlo, mi piaceva farlo, soffrire per il suo piacere, essere usato. Per fortuna non ci mise molto. Il cazzo esplose in profondità nel mio intestino, voglioso ed autoritario, regalando al Coppo un piacere così intenso che lo sentii accasciarsi sulla mia schiena, mentre un rivolo di calda bava mi colava sulla schiena. Asciugai con la carta igienica il rivolo di sperma tra le mie gambe e le chiappe. Lui mi guardava orgoglioso di quello che mi aveva fatto, lo avevo fatto sentire uno stallone. Forse era solo un po’ intimorito, dal fatto che dopo questa cosa non sarei più tornato nella cantina. Magari avrei detto tutto a qualcuno. Forse aveva esagerato. Per due giorni in effetti non ci vedemmo. Ma il venerdì, passai li davanti e lui era lì. Mi fece cenno ed io, senza fiatare, scesi nell’inferno con lui. Mi tenne tutto il giorno li sotto, dalla mattina presto all’ora di cena. Quando sburrò per la quinta volta si sentì soddisfatto, sapeva che ormai ero una cosa sua, un suo giocattolo. Non mi chiese il permesso quando portò il suo primo amico. Me lo diede come cosa scontata. E’ un bravo signore, forse lo conosci, la moglie è in ferie ha bisogno di svuotare le palle. Ma, chi è? Non preoccuparti. Ma come non mi preoccupo, scusa, non lo conosco. Non fare tutte queste storie, lo so che ti piace il ...
    ... cazzo, quindi basta. Ora arriva. Quando lo vidi mi prese un colpo. Era Armando, il camionista, un amico di mio padre. Stai tranquillo, mi disse subito per tranquillizzarmi, se sei bravo ed ubbidiente non diciamo al paparino che ti piace fare la femminuccia con questi delinquenti. E visto che non rispondevo bloccato dalla vergogna, mi urlò hai capito cosa ti ho detto cazzo? Sì certo, signor Armando, ho capito. Bene, allora spogliati che è tre giorni che non sburro per bene. Mi tolsi i pantaloncini e la maglietta e rimasi in mutande. Che belle tettine da signorina che hai, disse seduto sulla sedia a gambe aperte mentre mi mostravo a lui. Lo sai cosa ti devo fare adesso, vero? Sì, lo so signor Armando. Bene e sai che devi essere bravo e non fare storie, vero? Sì. Tanto siamo qui io e te e nessuno lo saprà. Stai tranquillo. Tanto me l’hanno detto che ti piace, mi disse pizzicandomi dolorosamente le tette. Togliti le mutande, fammi vedere che bel culetto che hai. Bello, da vera troietta! E mi insinuò un dito nel culo. Ahi! Zitta puttanella, ferma, se stai ferma ti fa meno male. Abbassati. Intanto si era abbassato le brache alle ginocchia e, benché fossi girato di spalle, avvertii l’afrore animalesco che proveniva dai suoi genitali sudati. Te l’hanno già messo nel culo?, mi domandava mentre mi torturava col suo dito enorme e ruvido. E poiché non rispondevo, mi fece girare, inginocchiare davanti a lui e mi mollò un ceffone. Solo allora, vidi il suo cazzo. Era enorme, turgido come se ...