1. La giocatrice


    Data: 15/01/2021, Categorie: Gay / Bisex Autore: Edipo

    I dadi rotolarono sul panno rosso disteso sul tavolo: un sei, due quattro, un tre, un due. "Ventidue" disse l'uomo del banco, "pari, seconda dozzina, terza serie di otto." La ragazza dal naso all'insù contò le poche fiches che le erano rimaste. Valutò se lasciar perdere i dadi per qualche sloat machine o qualche altro gioco che si teneva all'interno dell'affollata bisca clandestina, poi decise di ritentare la fortuna con la roulette dei cubi. Puntò metà di quello che rimaneva sul dispari e metà sulla prima serie di otto. L'uomo del banco, un tipo mingherlino, con baffi spioventi, lo sguardo sfuggente, fece saltare a lungo i dadi nel boccale scuro, poi li rovesciò di colpo. Gli occhi dei giocatori fissarono l'incredibile cinquina di uno che si presentava dinanzi a loro. "Il banco vince" disse con voce inespressiva il baffino. Secondo le regole della casa il cinque e il trenta, il minimo e il massimo, erano come lo zero della roulette tradizionale: tutti perdevano. La ragazza si strinse nervosamente l'anello che aveva all'anulare sinistro, prese la borsetta, si alzò e si recò alla toilette. Qui si lavò bene la faccia, si ritoccò il trucco, valutò l'effetto, poi uscì. Attraversò il salone dove la gente continuava a giocare e si diresse all'uscita incontrando due scagnozzi che facevano la guardia sia per gli arrivi sia per le partenze. "Com'è andata?" chiese uno dei due, grosso e dal naso da pugile. Gli fece una smorfia, quello rise e lei mentalmente gli disse:"Fottiti!". Salì ...
    ... le scale a chiocciola e si ritrovò nel bar che stava proprio sopra la sala da gioco. Si fermò al banco, indecisa su cosa ordinare, poi si fece portare un'acqua tonica spruzzata di gin. Il barista non ebbe bisogno di chiederle come fosse andata: quando si fermava a bere era segno che doveva recuperare le perdite. Si guardò attorno e vide a un tavolo un ragazzo, un bellissimo ragazzo. C'era in lui un misto di marciapiede e di salotto buono che ne faceva una via di mezzo tra i ragazzi di vita di pasoliniana memoria e certi adolescenti trasognati dei romanzi decadenti, ammesso che la ragazza avesse dimestichezza con Pasolini o con il decadentismo. La dolcezza del viso e la snella armonia del corpo contrastavano con la tristezza quasi cupa del viso. Beveva una birra, solo nel suo angolo, uno sguardo distratto al cellulare, un altro al televisore acceso sul cui schermo alcuni signori, moderati da una conduttrice in minigonna, discutevano su un calcio di rigore, vedendo e rivedendo sempre la stessa immagine. "Allarga chiaramente il braccio", diceva uno ma un altro ribatteva:"La distanza è troppo corta." "Chi è?" chiese al barista. "Non so, lo vedo per la prima volta ma non ha l'aria della spia e io raramente sbaglio." "Ha soldi?" "Gli ho cambiato un pezzo da venti e mi è sembrato che il portafoglio fosse ben fornito e anche in questo raramente mi sbaglio. E' vestito bene." "L'ho notato." "Potrebbe essere gay." "Non credo proprio e stavolta sono io che raramente mi sbaglio." Prese il ...
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