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Rapporti condominiali -3
Data: 11/02/2021, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad
Quel contrattempo, però, per quanto all’inizio mi aveva fatto sorridere, dopo un po’ me lo sentii pesare sul cuore come un funesto presentimento, quasi che qualcuno avesse bussato alla mia porta per riportare tutto sui binari della normalità. Quasi avesse voluto dirmi: “Sta calmo tu, quell’uomo ha una moglie e non gli puoi scombussolare la vita con le tue voglie sconsiderate.” E il mio fosco presentimento si realizzò puntualmente un paio di giorni dopo, quando, un pomeriggio, tornando dall’ufficio, Andrea si fermò da me. Era serio in volto. “Devo parlarti.”, mi disse, quando gli aprii. In quel momento capii che era finita. Gli feci cenno di sì con la testa. “Vieni, accomodati.”, lo invitai ad entrare e chiusi la porta. Lui, però, rimase lì all’ingresso, senza muoversi, imbarazzato, nervoso. “Senti, - cominciò – credo… credo che dobbiamo smettere…” Abbassai la testa in silenzio. Mi sentii gelare, anche se mi aspettavo che sarebbe successo una volta o l’altra. “Siamo andati troppo avanti. – continuò lui, quasi più sollevato, adesso che il rospo era fuori – Non è colpa tua, io…” “No, non è colpa di nessuno, - lo interruppi, allora, guardandolo negli occhi – è successo e basta. Mi dispiace molto, ma capisco il tuo punto di vista e non devi preoccuparti, sai: quello che è successo lo sappiamo solo io e te, e non uscirà mai da quella porta.” Andrea annuì. “Sì, lo so. Mi fido di te.”, fece e si voltò per aprire la porta. “Saremo ancora amici, ...
... spero.”, dissi, mentre abbassava la maniglia. “Certo”, assentì lui, finalmente con un sorriso sul bel volto maschio. Poi mi diede una stretta febbrile al braccio. “Grazie”, bisbigliò e uscì dal mio appartamento e dalla mia vita. Ma intanto c’era un altro giovane marito sul quale avevo messo gli occhi e puntato le mie brame. Dragan si chiamava e abitava al piano di sotto: slavo di origine, ma in Italia da parecchi anni e pure lui con moglie e figli al seguito. Lavorava in un’impresa edile, il che fa sempre comodo, e avrà avuto all’epoca circa trent’anni; moro, fisico snello, un sorriso pronto e simpatico, e un’espressione furba negli occhi di un nero tagliente. Era decisamente un bel manzetto e certo non immaginava quanto mi sarebbe piaciuto infilargli la mano nelle mutande ed eseguire un’accurata ispezione agli strumenti che aveva usato per mettere al mondo i suoi bambini. Lo incrociavo abbastanza spesso per le scale e anche con lui erano sorrisi e ciao come va, ma non riuscivo a intravvedere alcun sistema per arrivare a sbottonargli i pantaloni. Finché un giorno, avendo bisogno di alcune piccole riparazioni in casa, gli chiesi se poteva occuparsene lui, quando avesse avuto un momento libero. Accettò e un sabato mattina arrivò con tutti i suoi arnesi. Si era verso la metà di un giugno molto caldo e io, puttanescamente, mi ero preparato a riceverlo in sandali, canottiera e un paio di pantaloncini adeguatamente corti….Ok, d’accordo, non avevo più l’età per ...