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Rapporti condominiali -3
Data: 11/02/2021, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad
... sega.”, commentai. “Eh, dio bono! Meglio di una sega, è vero!”, rise lui con trasporto. In quel momento, ebbi la sensazione d’averlo ormai in mano. “Ti è piaciuto?” “Dio bono! Piace sempre quando ti fanno pompino… giusto?” La leggera difficoltà che ancora aveva a parlare italiano lo rendeva ancora più affascinante. “Piacerebbe pure a me succhiartelo.”, gli dissi d’impulso. “Dio bono!”, esclamò lui con un guizzo negli occhi. Era evidente che non mi prendeva sul serio. Così, mi avvicinai e gli poggiai spudoratamente una mano in mezzo alle gambe. Lui non si mosse. “Ce l’hai duro pure adesso. – constatai, sentendo sotto la mano il turgore della sua mazza – Dai, che te lo succhio.” “No…”, cercò di schermirsi lui. Ma già mi gli ero inginocchiato davanti e gli carezzavo vogliosamente il pacco. A quel punto, non disse più niente, così cominciai a sbottonargli i pantaloncini. Dragan non mi fermò, disse soltanto. “Dai, Luigi, devo finire qui…” “Non ci vuole molto. - feci io, rivolgendogli un sorriso a dir poco lascivo – Tranquillo, dopo lavorerai meglio…” Gli abbassai i pantaloncini sotto le natiche, poi le mutande e il suo bel cazzo saltò fuori annusando l’aria libero e felice. “Accidenti, che bello!”, esclamai rapito, prendendoglielo in mano. “Dio bono!”, rise lui, evidentemente imbarazzato a quel complimento. In realtà, non era molto grande, sui quindici, sedici centimetri al massimo, ma era corposo, se capite cosa intendo, con un ...
... bel glande smussato, che in quel momento era del tutto ricoperto da un prepuzio spesso e slabbrato sulla punta. Lo guardai ammirato per un momento, poi glielo scappellai lentamente, fino a ritrarre il cappuccio sotto la corona del glande. L’afrore si fece ancora più pungente: quel porco non si era fatto neanche il bidet! Non amo particolarmente gli odori forti, ma in quel momento ero troppo infoiato per farci caso, anzi sembrava rendere ancora più sensuali e coinvolgenti le sensazioni che questo maschio mi procurava. Con un sospiro di golosa bramosia, presi a slinguargli la cappella bagnata di vecchi e nuovi umori. Dragan sobbalzò. “Dio bono!”, esclamò con voce strozzata, quando gli presi in bocca il glande e ci mulinai attorno la lingua, ripulendoglielo per bene. Nonostante tutto, il sapore era buono: un misto di spurghi notturni e sbavature fresche di recenti emissioni, con un lieve sentore del piscio mattutino. Insomma una vera prelibatezza per i buongustai del pompino, quale modestamente mi ritengo. Diedi qualche slinguata al gambo salaticcio di sudore, poi inebriato dall’aroma intenso del suo inguine, presi a sbocchinarlo secondo le migliori regole dell’arte. Nel caso fosse stata questa l’unica volta che me lo lasciava fare, volevo che entrambi ce la ricordassimo bene. Come avevo previsto, infiammato dai discorsi di prima, Dragan non ci mise molto a venire. Dopo neanche un paio di minuti, cominciò infatti a torcersi e a fibrillare. “Vengo, dio bono, vengo, ...