1. Era una notte buia e tempestosa - 2


    Data: 21/12/2017, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad

    ... era già completamente fradicio e per un attimo pensò che forse sarebbe stato meglio togliersi del tutto quei vestiti che ormai gli pesavano addosso e lo impacciavano soltanto nei movimenti. Poi sorrise alla sua stessa idea: andarsene in giro nudo, di notte, sotto un temporale di fine ottobre era l’unica cosa che mancava nel suo curriculum!
    
    Aveva i capelli incollati alla testa, la pioggia gli si infilava sotto il colletto della
    
    camicia e gli scorreva a rivoli lungo la schiena, provocandogli brividi di freddo. Arrancava, cercando di guardare davanti a sé qualche traccia di vita e ad ogni passo si sentiva i piedi più pesanti, più faticosi da spostare in avanti.
    
    Chissà per quanto tempo camminò, perso nel buio e nella pioggia. Poi, di colpo, alla luce abbagliante di un lampo, gli sembrò di scorgere la sagoma di una casa alla sua destra, non molto lontano.
    
    Cercò di scrollarsi di dosso la stanchezza e accelerò il passo, aguzzando nel contempo la vista per non sorpassarla.
    
    Andò avanti, un passo sofferto dopo l’altro, coi pantaloni appiccicati alle gambe e i piedi sciaguattanti nelle scarpe colme d’acqua. E finalmente, un’ombra più buia nelle tenebre… Sì, era una casa… e un lampo glielo confermò. distava forse un centinaio di metri dalla strada. Sandro individuò il vialetto di accesso e ci si diresse, inciampando nelle pozzanghere. Non si vedeva nessuna finestra illuminata.
    
    Speriamo che ci sia qualcuno in casa, pensò… che si sia almeno una tettoia per ripararmi… Salì ...
    ... i gradini di una veranda e suonò alla porta. Il trillo si ripercosse all’interno, ma non successe niente. Sandro aspettò col morale ormai a terra. Spinto dalla disperazione, suonò ancora… a lungo…
    
    Per lo meno, era al coperto adesso, ma i brividi lo scuotevano dalla testa ai piedi. Si sentì perso… lacrime di delusione presero a scorrergli sulle guance confuse con l’acqua che gli colava giù dai capelli. Finalmente una finestra si illuminò. Con un senso di sollievo, Sandro sentì gli scatti della serratura e poi la porta si aprì di uno spiraglio.
    
    “Chi è?”, chiese qualcuno all’interno, un volto controluce, una voce giovanile.
    
    “Mi scusi, - balbettò Sandro, battendo i denti – so di non darle una buona impressione. Mi chiamo Sandro Pièli… ecco, guardi, questa è la mia carta di identità… - e gli passò una tesserina bagnata, pescata in qualche modo nel portafoglio – La macchina mi si è fermata da qualche parte, qui attorno… La prego, non le chiedo di farmi entrare, capisco che non si fida, ma telefoni almeno al soccorso stradale, gli spieghi dove ci troviamo, che vengano a rimorchiarmi… La prego, mi aiuti… Io aspetto qui fuori…”
    
    “Ma cosa dice, è impazzito? – esclamò l’altro, togliendo la catena di sicurezza – Venga, venga dentro, piuttosto!”, e aprì la porta, aiutandolo ad entrare.
    
    “Deve aver fatto parecchia strada a piedi…”, continuò lo sconosciuto, un bel giovane, moro di capelli e dai lineamenti franchi.
    
    Indossava un accappatoio bianco stretto in vita e lungo fino ...