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Philos, Eros
Data: 24/02/2021, Categorie: Gay / Bisex Autore: Nelko
... sfidandomi a finire la frase. “No, io…” Scosse la testa, carezzandosi un ginocchio con il palmo. “Alessio, io… ricordi quando giocavamo a nascondino? Quel pomeriggio, dietro al centro parrocchiale, al tredicesimo compleanno di Arianna.” Annuii piano. Faceva un caldo tremendo, quel giorno. “Tu contavi. E io mi ero nascosto dietro ai cespugli vicino al campo da calcio, perché… be’, perché sapevo che era il primo posto in cui avresti guardato. Volevo che mi trovassi in fretta.” Non capivo molto. Eravamo entrambi mezzi nudi, con gli attributi di fuori -o meglio, io gli attributi e lui il sedere- in un camerino con poca luce, io l’avevo appena scopato contro il muro come un ubriaco e lui stava rievocando i bei ricordi d’infanzia? “Mentre me ne stavo rannicchiato, a un certo punto è venuta Arianna. Dietro ai cespugli. E lei… eravamo ragazzini, sì… lei ha cercato di baciarmi.” si morse il labbro. Sbattei le palpebre una volta. Due. “Uh.” Ok. Io me l’ero appena scopato, cosa che sognavo di fare da una vita, e lui mi stava raccontando di un rendez vous in erba. E io me ne rimanevo fermo, a pendere dalle sue labbra, perché… a quanto pare, ero naturalmente predisposto per farlo. Dannazione. “Quando dico provato” riattaccò come se nulla fosse, come se io non stessi avendo una crisi esistenziale “dico che praticamente l’ha fatto, ma solo per, insomma… diciamo, diciamo un secondo? L’ho spinta via. Perché… ecco…” La palpebra del mio occhio destro prese a tremolare. “Alessio, io e te ...
... siamo amici da sempre. E quando pensavo al mio primo bacio, al mio primo vero bacio… vedevo te.” Il mio cuore si fermò. “Quando Arianna si è avvicinata, vedevo lei. E poi, a un certo punto, ho visto te. Ma il fatto è che non eri te… e… ah, miseria, che pasticcio.” Sospirò. E sebbene ancora stessi tremando per l’orgasmo più grandioso e controverso della mia vita finora, vederlo lì, rannicchiato sul pavimento con le labbra schiuse e umide mi provocò una scossa gelida e bollente lungo tutta la schiena, fino alla virilità che iniziò a risvegliarsi. Subito, inconsciamente, mi coprii con la mano. Ma Angelo se n’era accorto. Piano, sorrise. Raccolse le lunge gambe sotto di sé, e premette delicatamente una mano affusolata sulla mia contratta. E di colpo tutte le fantasie, tutto il desiderio represso durante l’adolescenza sollevarono la testa, prepotenti. Con foga, lo afferrai per il braccio proteso, e diede un gridolino estasiato -quel piccolo demone- lasciandosi manovrare. Lo portai in ginocchio, strappandogli la maglietta di dosso. Mentre armeggiavo per disfarmi dei suoi pantaloni, mi si attaccò con le braccia al collo e inizò a baciarmi il mento… tra una parola e l’altra. “Sai, non ho… finito… di… ah… raccontarti tutta la faccen-” Afferrai le sue mani e lo rigettai contro il muro. Qualsiasi ombra di dubbio, di rimorso scomparve al vedere la sua espressione lasciva, diabolica. Negli occhi d’oro, vidi la mia condanna. Aprii le braccia e saltai a pié pari. Metaforicamente, s’intende. ...