Rayja, autoreggenti e pizzo, impara ad amare i piedi.
Data: 02/03/2021,
Categorie:
Trans
Autore: Rayja
... ore.
Oppure mi legava le sue calze usate sul naso e contemporaneamente me ne metteva una sporca in bocca. All’inizio quelle torture erano un vero supplizio, ma ben presto l'eccitazione iniziò a superare il disagio e non vedevo l'ora che lei riprendesse ad addestrarmi all'arte della serva "leccapiedi".
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Il tutto era reso ancora più degradante dalle umiliazioni e dalle risate che la Padrona non mi risparmiava, e dalle frustate che di tanto in tanto vibravano sul mio culetto nudo. Così, senza motivo, giusto per il gusto di frustrami ed il godimento che lei ne traeva.
Giulia diceva spesso che una Padrona non ha bisogno di avere un motivo per frustrare la sua schiava, lo può fare quando vuole per il semplice gusto di godere interiormente nel sentirsi onnipotente davanti al suo giocattolino insignificante ...e mentre mi frustrava si toccava.
Io impazzivo di piacere nel sentirmi chiamare da lei "il mio giocattolino insignificante e di nessun valore che posso umiliare in qualsiasi maniera desidero".
Finalmente io fui pronta a svolgere il compito per cui ero stata addestrata: diventare appunto leccapiedi.
Inizialmente la Padrona mi fece cominciare con i piedi puliti, insegnandomi a leccare caviglia, dorso e dita; poi passò alle suole, che richiesero molte più attenzioni e pratica: giusta pressione della lingua, leccate compatte e soffici, salivazione moderata.
La pulizia fra le dita richiedeva invece l’uso della punta della lingua, a colpi rapidi e decisi. ...
... Succhiare l'alluce e le dita risultò di più facile attuazione: dovevo infatti muovere la testa su e giù per alcuni minuti, ad ogni dito, ed aspirare delicatamente. Per una schiava devota come me fu quasi un’estasi mistica.
Che emozione sentire le unghie della mia divina dominatrice sfiorare il mio palato ed il calore ed il sapore delle sue dita nella mia bocca.
Il passo successivo fu la pulizia dei piedi sudati: già abituata all’odore forte, non ebbi difficoltà ad assaporare il sudore acre e salino e nutrirmi avidamente e devotamente dell’essenza dei piedi della mia Padrona, il suo nettare divino.
Ma le prove decisive e più difficili sarebbero dovute ancora arrivare, ed io non ne ero consapevole.
Venne infatti costretta anche a baciare i piedi dell'amante di Giulia. Pur se riluttante all'inizio a servire un maschio, le punizioni promesse per la mia reticenza mi convinsero subito ad ubbidire. Non temevo i ceffoni e le frustate, ma ero terrorizzata dai calci sui testicoli che mi erano stati promessi qualora non avessi obbedito
Una volta la Padrona si sedette sul divano con Manuel, ordinandomi di accucciarmi ai loro piedi; poi gli slacciò i pantaloni, estrasse il suo membro in erezione e mi fece avvicinare a pochi centimetri dal suo grosso glande pulsante.
"Guarda che bel cazzo, guarda quanto è più grande di quel cosino insignificante che hai tu in mezzo alle cosce e che nemmeno più si raddrizza. Questo si che è un vero cazzo. Annusalo, annusa bene Rayja, abituati ...