1. Una stella in febbraio


    Data: 08/03/2021, Categorie: Etero Autore: giullorenzo

    Una stella, in febbraio.
    
    La routine di ogni giorno è saltata, perché la neve ha trasformato la città in uno strano magmatico ammasso di bianchi e di neri. E c’è un silenzio irreale nelle strade coperte da uno strato di ghiaccio rigato dalle pale degli spartineve. Qualche macchina, lenta, che compare e scompare senza alcun rumore; poche persone a piedi, costrette sulla strada dai marciapiedi stracolmi di neve schiacciata, montagne di neve. Neve bianchissima dove nessuno l’ha toccata, neve picea sporcata dalle auto e gettata a mucchi fianco alle strade, contro i cancelli e i muretti dei palazzi del centro. Bianchi e neri, e silenzio.
    
    Vado a piedi al lavoro, con le labbra che sentono il gelo e aria calda che mi esce dal naso come un fumo sottile e leggero, quasi a dire che dentro di me non c’è il freddo ma un caldo profondo. I semafori il fumo i motorini i bar e la musica dei tram dei SUV e dei clacson sono spariti nel nulla. Si, è febbraio, ma stavolta si sente l’inverno perché la neve ha riportato un tempo, un orologio, una stagione. Qui normalmente potrebbe essere sempre anche luglio o settembre, perché i colori gli odori e la luce non cambiano mai: la città è un senso unico enorme e infinito sempre uguale a se stesso, come ogni città. Ma oggi no: bianchi e neri e silenzio, freddo intenso e caldissimo fumo che esce: è febbraio.
    
    Mauro arriva col suo fuoristrada, mi sorpassa a tre metri dal solito portone grigio. Mentre entra e parcheggia io fumo, perché poi non mi va ...
    ... che un amico di mio marito mi veda fumare in ufficio e magari pensi a me come a una qualunque, io che non alzo mai gli occhi a guardare i maschi, che mi vesto sempre semplice, pulita e elegante, che non mostro mai il seno e che sono davvero una brava signora che pretende rispetto e lo merita.
    
    Si, forse anch’io sono sempre la stessa che sia luglio o settembre: una stella come tutte le altre, senza strani colori, senza troppi profumi. Ma oggi questo silenzio, e la neve, e la strana città che ho sentito al mio fianco… oggi anch’io sento come un contrasto, bianchi e neri, freddo duro e gelato all’esterno e qualcosa di caldo e profondo che si muove in un luogo indeciso tra lo stomaco e giù, dentro, in fondo.
    
    E’ febbraio e c’è un tempo, un orario, una stagione.
    
    Devo telefonare a Francesco, sto pensando mentre salgo le scale per provare a tornare tra le anonime stelle, devo farlo sennò se la prende. E’ un marito fantastico, si, dolce, attento, sempre uguale a se stesso e mai sopra le righe… ma è febbraio, e mi viene il pensiero che Francesco è anche tanto seccante in quel suo monumento vivente alla nostra società, è noioso e pedante con quelle sue “mission”, se le porti all’inferno: è febbraio, più fa freddo e più il caldo si muove laggiù, dentro me.
    
    Ma è un momento, e mi sento più libera un attimo dopo mentre entro in ufficio. Un ufficio è comunque un ufficio, la mia scrivania è mia perché c’è la mia agenda bianca e blu, c’è la sagoma del registratore, c’è la mia penna ...
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