1. Una stella in febbraio


    Data: 08/03/2021, Categorie: Etero Autore: giullorenzo

    ... voglia era che si spostasse, a toccarmi il sedere...
    
    “Siamo andati sul mare e non c’era la spiaggia, solo rocce nerastre. Tu eri come Francesco, ti sentivo sicuro; e sentivo sparire ogni ansia, Ministero, scadenze, perché mi pareva che con te vicino non ci sarebbero stati problemi, che li avresti comunque risolti…”
    
    Ma nel sogno in realtà io ero giunta alla pelle, carezzavo una spalla e dicevo “ho una voglia di te che mi ammazzo se non riesco a baciarti, si, mi ammazzo sul serio”, poi ridevo e buttavo la pipa nell’acqua, a far fumare i pesci.
    
    “Sei carina a sognarmi così” - Mauro ha fatto una smorfia - “vorrà dire che sono importante anche se mi rompi le scatole tutti i giorni con le tue scadenze…”.
    
    “Si, davvero, è importante sentirsi protetti in un lavoro come questo, e parlare e sentirsi capiti”.
    
    Dentro al sogno in realtà mi ero messa in ginocchio, glielo avevo scoperto abbassando i calzoni e gli slip. Lo guardavo, rosa e teso davanti ai miei occhi, con la punta curvata un po’ a destra. La scoprivo con due dita, pianissimo, poi iniziavo a baciarlo e muovevo la lingua cercando di entrare in quel piccolo spacco. E lo sentivo crescere tra le mie labbra e gonfiarsi, finché non fu durissimo, ed allora lo succhiavo con rabbia, lo ingoiavo e subito lo lasciavo andare, con la mano sinistra gli tenevo ben stretta la base e la destra era dietro e lo portava verso di me, palpandogli il sedere come fosse un’arancia. Mauro allora ansimava, le sue mani grandissime a ...
    ... tenermi la testa e a cercarmi i capelli, e le macchine e il mare e i negozi non c’erano più.
    
    In ufficio in febbraio c’è molto lavoro, il telefono squilla e la gente ti chiama, bussa, chiede, pretende. Meno male… Ora Mauro se ne deve andare, c’è da fare, da correre, da realizzare. Lo saluto strizzandogli l’occhio con un piccolo vezzo che non mi ero mai permessa prima, e lui allora sorride, si avvicina e mi bacia una guancia, anche questo è nuovissimo tra di noi, un bacetto leggero come fossi una bimba. Non lo sa che nel sogno la mia lingua lo leccava laggiù: il suo bacio è un saluto, esce, e sono al lavoro.
    
    E ora scorro l’agenda, poi rispondo al telefono una, due, cento volte; ma ho una voglia tremenda di chiudere gli occhi e riprendere il sogno, mi divora, mi costringe a staccare il telefono e a chiudere gli occhi. Perché ora nel sogno ci siamo spostati dentro un grande giardino, e i rumori del porto non si sentono più, solo il caldo e le stelle sperdute in un immenso cielo, tutte fatte diverse, strane, piene di punte e di luci dal giallo più pallido al rosso deciso e a un bianchissimo che sembra ghiaccio. Ci sediamo sul prato, Mauro allunga una mano, tira su la mia maglia e comincia a toccare e a strisciare; io sto immobile, adesso, e mi sento sudata e mi lascio toccare, in silenzio. Poi anch’io allungo una mano e gli sfioro le labbra e gli accarezzo il viso.
    
    E’ un segnale, come quello del capotreno al macchinista. Mauro comincia a spogliarmi, sempre più svelto, proprio ...
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