1. Call lady


    Data: 28/08/2017, Categorie: Prime Esperienze Autore: LordBrummell, Fonte: Annunci69

    ... gli antichi giudei che lapidavano chi commetteva atti impuri erano veramente ispirati dal divino.
    
    In ogni caso l’ora segnata dal destino sta per battere nel cielo della mia metropoli. Alle 12.40, mentre cammino in una strada secondaria, la richiamo.
    
    “Ciao”
    
    “….Ciao”
    
    “Ho chiamato ieri, mi hai detto che sei in via…numero….giusto ?”
    
    “Sì”
    
    “Se fra un quarto d’ora sono da te ti va bene ?”
    
    “Sì, richiamami quando sei lì”
    
    “Mi puoi dire a che piano sei ?”
    
    “Te lo dico quando sei lì”
    
    “Ok”.
    
    Clic
    
    Torno indietro e mi metto dall’altro lato della strada, aspetto che il via vai del portone si cheti e poi chiamo.
    
    “Sono io, sono arrivato”
    
    “Citofona al numero 12 e ti apro, scala a destra, secondo piano prima porta a destra”.
    
    “Va bene”.
    
    Attraverso la strada e premo il tasto. I secondi passano e non accade nulla. Che diamine aspetta ? E se adesso rientra la signora col cagnolino ? E se arriva un condomino con la spesa ? Che penserà di me fermo come un palo fuori dal suo portone ?
    
    Clic
    
    Entro.
    
    Non c’è nessuno e la tensione scema.
    
    L’interno è come quello di tanti edifici storici del periodo con un piccolo giardino interno, le ampie scale, e i ballatoi ad ogni piano. Le porte dei singoli appartamenti si aprono sulla corte interna.
    
    Le colonne che sorreggono il ballatoio sono spesse e con i capitelli dorici. Ho un improvviso flashback, come i reduci del Viet-nam. Mi sembra di avere già visto questo luogo. In realtà assomiglia solo ...
    ... terribilmente al cortile del mio liceo.
    
    E’ strano che non ci sia un custode, la guardiola è chiusa con un lucchetto che inizia ad arrugginire. In questi palazzi c’è sempre un custode, per omaggiare le signore dell’alta borghesia che vanno a spasso col cagnolino e lodare di quando in quando la sfavillante bellezza dei pargoli immancabilmente biondi.
    
    Forse il custode non c’è perché questo non è che un enorme postribolo. Forse oltre la soglia mi aspetta una vecchia maitresse con un lungo bocchino di ceramica nera fra i denti.
    
    E le ragazze sono adagiate, in sottoveste e reggicalze, discinte e annoiate, su divani lisi di velluto. Chissà se una di loro poserebbe per me, con un bicchiere pieno di assenzio verdastro in mano, mentre un cliente in doppiopetto blu e cravatta gialla di Hermés allunga una mano sotto la gonna.
    
    Magari mentre un’altra, seduta a fianco sullo stesso divano, scrive sulla tastiera di un PC portatile con lo chassis d’alluminio ed il viso è illuminato dai riflessi multicolori del display acceso.
    
    Salgo le scale di destra e all’angolo fra il primo ed il secondo piano c’è una statua di Mercurio con il braccio sinistro che punta verso l’alto.
    
    Ma non c’è tempo di guardare i dettagli, potrei essere colto sul fatto da qualche inquilino irritato dall’inspiegabile andirivieni di maschi trafelati che corrono su per le scale. Proprio come sto facendo io adesso.
    
    La prima porta a destra del secondo piano è socchiusa. Deo Gratias. Appena appoggio la mano la porta si ...
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