Grand hotel - triangolo di aurora con due gay
Data: 27/04/2021,
Categorie:
Sesso di Gruppo
Autore: Honeymark
GRAND HOTEL
Avevo 27 anni e lavoravo per una importante azienda di abbigliamento. Ero da poco la segretaria commerciale di una linea uomo, così come da poco ero tornata single. Purtroppo per la donna funziona così, o la carriera o la famiglia.
Un po’ perché promossa da poco, un po’ perché single, un po’ perché carina, il direttore commerciale dell’azienda mi aveva chiesto di andare a cena con due stilisti, giunti in città apposta per incontrare i dirigenti dell’azienda l’indomani. Ovviamente avevo accettato di buon grado e quella sera mi presentai al Grand Hotel alle 20.30 come concordato. Mi ero vestita in maniera semplice ma elegante, come aveva suggerito l’ufficio Stile e critica della ditta, i tacchi alti a metà sugli otto centimetri (sono già alta da sola), i capelli lunghi biondi sciolti e con i riccioli finali. Anche il trucco lo aveva fatto il nostro make-upper.
Insomma mi avevano preparato non tanto per sedurre i due, gay dichiarati, ma per dimostrare che l’azienda sapeva come vestire la gente in ogni occasione e che non avevano mandato a cena… l’ultima arrivata.
Il portiere dell’Hotel aprì la porta della mia Mini, quindi il valletto andò a posteggiarla. Io entrai e chiesi dei due ospiti. Il concièrge mi indicò il bar. Li riconobbi subito. Uno dei due era pelato, Fabrizio, l’altro era alto e portava un foulard al collo, Alberto. In tutta evidenza il primo era la femmina, il secondo il maschio.
Anche loro capirono al volo che ero io l’ospite che ...
... dovevano incontrare. Mi venne incontro, giustamente, Alberto, che mi baciò la mano.
- Un martini dry anche per te, Aurora? – Mi chiese.
Mi aveva dato del tu con un fascino che non mi aspettavo da un gay.
Non avevo mai bevuto un martini dry
- Ho paura che sia un po’ forte per me, – risposi. – Comunque lo accetto.
Poi salutai Fabrizio, baciandolo sulle guance. Non so perché l’ho fatto, ma era quello che mi ispirava. Lui era la donna dei due.
Parlammo subito di mille cose, più o meno importanti. Niente politica, niente moda nel dialogo, mi avevano raccomandato. Anche loro evitarono con cura questi argomenti. Riuscii a trascinarli nella cultura, spiegando cosa esponeva il museo della città. Maurizio era molto preparato e il dialogo fu costruttivo. Poi parlai di storia per caso, non ricordo come ci eravamo infilati lì, ma Alberto sostenne il dialogo e io descrissi il passato della mia città con una scioltezza che a scuola non avevo mai provato.
Lo chef ci avvisò che il pranzo era pronto, cosa che mi meravigliò abbastanza perché pensavo di portarli a cena altrove e soprattutto perché al Grand Hotel non ti avvisano, ti siedi a tavola e lo chef viene a suggerirti il piatto migliore.
Ma ci fece strada in una saletta dove eravamo solo noi.
- Abbiamo pensato che si avrebbe chiacchierato meglio da soli. – Disse Alberto.
Aveva ragione. Da quando mi accomodarono sistemando la poltrona sotto di me, continuammo a parlare, dimostrando di avere una cultura raffinata. ...