Senza titolo
Data: 27/04/2021,
Categorie:
Comici
Autore: Edipo, Fonte: EroticiRacconti
Dove si racconta di due signorine con lo stesso nome, di due galantuomini con lo stesso nome e cognome, di un giovanotto dallo strano nome e di uno zotico dal brutto soprannome. Una volta esistevano i bordelli, le "case chiuse". Si trovavano nei centri più grandi, in palazzi spesso anonimi, e ogni quartiere aveva il suo casino di riferimento. Nei piccoli paesi non si tolleravano simili scandali e gli scapoli, i giovani sempre infoiati, i forestieri che si trovavano sul posto per lavoro come i carabinieri o i pubblici impiegati, e anche gli onesti padri di famiglia che non disdegnavano di evitare ogni tanto la solita onesta serata in famiglia, non avevano altra soluzione che rivolgersi a qualche contadina vedova o con il marito lontano che arrotondava i magri guadagni della terra facendo da sfogo ai loro assalti virili. Spesso erano donne di estrema bruttezza e va bene che al buio tutti i gatti sono neri e va anche bene che a un certo punto prevaleva la filosofia di chi dice:" a quest'ora cosa vuoi, mi va bene pure lei", come avrebbe cantato qualcuno anni dopo, ma non tutti sono disposti a chiudere gli occhi e far finta di stare con una diva del cinema. L'unica alternativa erano le ragazze itineranti, prostitute che si spostavano da un posto all'altro, senza fermarsi mai più di pochi giorni, in modo da evitare l'interessamento della legge e l'ira delle comari. Qualcuna arrivava a una data fissa, ogni mese, oppure alcuni amici, dopo una colletta, ne facevano venire una ...
... apposta dalla città. Don Ciccio Serravalle amava la compagnia degli amici e si atteggiava a protettore dei giovani. Aspirava a diventare sindaco del suo paese e uno dei modi per accattivarsi le simpatie dei compaesani era di farli divertire un po'. Così scrisse a una sua amica che faceva la tenutaria in una grande città e le chiese di mandargli per un paio di settimane una delle sue ragazze più belle. Roba di lusso, raccomandò, una bellezza che dalle sue parti non si era vista mai. La signora, dopo una breve corrispondenza di argomento soprattutto economico, gli promise che gli avrebbe mandato una ragazza di nome Lucia le cui doti erano dimostrate dal soprannome che le avevano dato i clienti: Rizzona. A don Ciccio vennero comunicati il giorno e l'ora del suo arrivo. Certe cose, si sa, a raccontarle sono inverosimili ma poi nella vita capitano più spesso di quanto si pensi. Il fatto è che Lucia, all'epoca più di oggi, era un nome comune; e al sud era d'obbligo chiamare il primo figlio maschio con il nome del nonno. Così se quel nonno aveva avuto, mettiamo, cinque figli maschi, questi battezzavano tutti il loro primogenito come lui. Nella famiglia Serravalle si faceva lo stesso, così circolavano in paese diversi don Ciccio e fra questi uno, che chiameremo don Ciccio secondo per distinguerlo dal cugino, che di professione era notaio, il che ne faceva uno dei personaggi più importanti del paese e anche più boriosi e pretenziosi. Così una sera di marzo, nella piccola stazione di *, ...