1. Motocross


    Data: 04/05/2021, Categorie: Gay / Bisex Autore: chupar, Fonte: Annunci69

    ... profumo anche dei suoi umori, dello sperma cosparso sul mio corpo, misti a quelli della meccanica della moto. Non resistetti oltre. Un attimo prima di venire mi alzai e mi posi in posizione, portando il mio sesso ad altezza di sedile. Lui cominciò, standomi dentro a cazzo fermo, a maneggiare i miei pettorali con maestria. In pochi secondi, esplosi.
    
    Ora quel gioco si era arricchito di un nuovo elemento. Mio cognato mi spinse la testa in basso. Io lo capii al volo. Assecondai la sua perversione e leccai accuratamente la superficie del sellino, ingoiando il mio stesso seme e quello del magrebino.
    
    Dopo aver goduto appieno del mio corpo, si sgrullò l’uccello e lo pulì con la mia maglietta. Io, però, ero pieno di schizzi. Quindi, in silenzio mi allontanai tra i cespugli per svuotarmi e pulirmi alla meglio con dei fazzolettini. Vidi il parcheggiatore pisciare a pochi centimetri da me e sentii il rimbombo della moto. Pensai fosse tardi e mi affettai, ma ero veramente pieno di sperma. Tra le chiappe continuava a colarmi, la maglietta era tra il fradicio e l’appiccicoso. Il mio viso ne era come cosparso. Non avevo abbastanza fazzolettini. Lo chiamai, ma improvvisamente lo vidi allontanarsi in sella. Preso dal panico uscii allo scoperto. Mio cognato mi aveva mollato lì? Ma che cazzo gli era preso? Cominciai a chiamarlo telefonicamente, a inviargli messaggi. Niente.
    
    Il parcheggiatore, ...
    ... sgullandosi l'uccello, mi sorrise beffardo. Mi sistemai alla meglio ed entrai nel locale mentre quello spariva tra le auto. Mio cognato era al bancone, mezzo brillo a fare chiacchiere con il barman. Gli chiesi che cosa stesse combinando lì. Quello guardò l’ora. Commentò che non era così tardi e che manvava oltre mezzora al nostro appuntamento. Si mise le mani nei jeans e, solo allora, si accorse che gli avevano fottuto chiavi e cellulare. D’istinto cercò sulla sedia del tavolo su cui era seduto a inizio serata, sperando di aver lasciato lì tutto, sotto al casco o nel giubbotto. Ovviamente spariti anche quelli.
    
    “Porca puttana!” continuava a sbraitare. L’eccitazione e la confusione che ne derivò, gli lasciò nella memoria pochi ricordi. Pochi, ma chiari. Si ricordò di un tipo tatuato che, a inizio serata, gli si era avvicinato con la scusa della band che suonava, offrendogli da bere: “Bastardo! A me sembrava solo un frocio che ci stava provando.”
    
    Il barman ci consigliò di chiedere al parcheggiatore se avesse visto qualcosa. Io, impaurito da ciò che avrebbe potuto dire, affermai che in quel casino e con i suoi vesti addosso non aveva certamente visto niente di strano. Mi cognato mi diede ragione e concluse: “ Ci ha fottuto! Qual bastardo ci ha fottuto alla grande! Merda!”
    
    Aveva ragione anche se, veramente, il culo l’aveva fatto solo a me. Ma questo non gliel’ho mai detto.
    
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