1. Ero solo un caporale


    Data: 19/05/2021, Categorie: Etero Autore: suve

    ... a servirla mostrandole diversi capi che andò in camerino a provare. Uscì con una camicetta bianca annodata sotto il seno e una gonna leggera, ampia, che alzandosi quando si girava davanti allo specchio metteva bene in mostra due cosce tornite, sode, eccitanti. Mi chiese un parere ma lo poteva leggere chiaramente sul mio viso. Le feci i più alti complimenti e lei, con rammarico, mi disse che purtroppo non poteva prenderli, i suoceri e la gente del paese dove sarebbero andati avrebbero avuto parecchio da ridire. Tornò dentro e riuscì con una gonna più sobria, sopra il ginocchio, uno spacco laterale appena accennato che però, fasciandola completamente, la rendeva ancora più desiderabile. Mi rendevo conto che stava giocando con me, forse solo per farsi ammirare, per farsi desiderare senza nulla concedere. La certezza la ebbi quando mi disse qualcosa da dentro il camerino e, da un piccolo spazio lasciato dalla tenda non totalmente chiusa, ebbi modo di guardarla in intimo. Mi volgeva le spalle. Rimasi attonito, lo slip brasiliano mostrava due glutei perfetti, alti, sodi, senza un�imperfezione. Li fissai restando senza parole e mi scossi solo quando girandosi chiuse la tenda. Mi sorrideva facendolo. Ora ero certo, mi stava provocando e il mio corpo reagiva in un�erezione evidente sotto i pantaloni della divisa. Cercai di accomodarla meglio sentendomi a disagio e mi allontanai verso la vetrina per recuperare un contegno.Monica uscì dal camerino, prese i capi scelti e andò alla cassa. ...
    ... La raggiunsi per portarle le borse e la scortai alla vettura poco distante. Guidai concentrato per uscire dalla città che non conoscevo bene e imboccammo la statale verso nord.Nel viaggio tornò a farmi domande, ma questa volta più �intime�: se avessi la ragazza, se avessi conosciuto qualcuna in paese eccetera. Avuta risposta negativa passò al compatirmi per la forzata astinenza, chiedendomi come potevo sopportarla eccetera. La sua mano continuava a toccarmi il braccio e, in una occasione, la pose sopra la mia sul cambio. Non ce la facevo più, stava veramente giocando con me come il gatto col topo, e sorrideva facendolo, immaginando cosa mi passasse per la mente. Solo la paura delle conseguenze mi impediva di accostare l�auto e abbracciarla. Riflettevo su questo, rispondendole a monosillabi o frasi brevi, cercando di sviare i discorsi. Eravamo fermi a un passaggio a livello, nessuna altra auto intorno, quando mi pose una domanda più che intima e più che diretta, stringendomi il bicipite:- Scusa Mario ma��. per caso sei omosessuale? -Mi girai verso di lei, le afferrai il braccio e la tirai verso di me. Emise un gridolino di sorpresa che soffocai subito appoggiando le mie labbra sulle sue, forzandole con la mia lingua. Oppose una breve resistenza prima di arrendersi e aprire le labbra consegnandomi la sua lingua per un bacio che durò qualche secondo.Il passaggio a livello si stava aprendo, mi staccai e rimisi le mani sul volante, ingranai la marcia e le risposi:- No, e tra poco ...
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