1. Ad un pelo così (Seconda parte)


    Data: 02/06/2021, Categorie: Etero Autore: Lerry

    ... come una lancia, oppure di spalle, saltellante sull'erezione robusta, martellandola forte col culo mentre si tiene alle ginocchia o alle caviglie del maschio, e ancora in piedi, con le gambe allacciate alle reni del suo uomo, schiacciata contro la libreria dalla quale precipitano libri a pioggia ad ogni affondo del cazzo, che calibra i colpi dal basso verso l'alto, per essere alla fine avvinta da un piacere orgasmico che le sferza ogni fibra della carne tremula per abbandonarla, infine, sfinita e felice, appagata e ammansita, nelle braccia del suo domatore. E, ancora, invidia per le cure che mia madre presta al corpo atletico di mio padre, invidia per le sue carezze, invidia per i suoi baci a bocca aperta e lingua da fuori, invidia per quel cazzo grosso, dritto, duro come un fuso sul quale scorre la lingua di mamma in lungo e in largo, gustandone ogni centimetro, per poi mangiare e succhiare la cappella turgida e gonfia, a volte fino a farlo godere così, quel totem di carne, suggendone con avidità i fiotti poderosi e abbondanti, gravidi di quel patrimonio genetico che adesso pulsa dentro di me, invidia per le parole d'amore che riserva a mio padre, ma anche per quelle d'astio, sofferenti, rancorose, piene, tuttavia, di una passione e di un ardore che non avrebbero mai potuto essere per me - certo, mia madre mi ama di un amore che riempie ogni parte di me, ma è un amore necessariamente diverso, un amore materno, appunto, carnale anche, sì, ma di una carnalità anch'essa ...
    ... diversa, uterina verrebbe da scrivere, pertanto più intima e profonda, probabilmente, ma pur sempre qualcosa di diverso, mentre io volevo quell'amore, quella passione, quello stropicciarsi di carni e mescolarsi di umori, e il solo pensiero mi terrificava per il portato animalesco e peccaminoso che aveva in sé (non in senso religioso, quanto piuttosto in quello più generale della desacralizzazione di un tabù comunque inoculato nel mio essere un prodotto inevitabilmente culturale, di una cultura che demonizza anche solo il desiderio teoretico di un incesto), ma ciononostante non fermava la mano che mi martorizzava l'uccello fino a farlo dolorosamente schizzare, dando immediatamente la stura a sensi di colpa struggenti che mi toglievano il sonno e mi tormentavano di continuo, animando voci interiori che mi davano del malato, del depravato, del fallito, dello sfigato e che si manifestavano all'esterno in atteggiamenti di stupide e puerili ripicche verso entrambi i miei genitori, posizioni di ostilità, talvolta sfacciata e volutamente provocatoria, che tuttavia veniva gestita e controllata dai miei con la sicurezza propria di chi conoscesse le cause che la scatenavano. È stato il convincimento di essere come trasparente per quei due, essere trapassato dai raggi della loro intelligenza e rivoltato come un calzino dalle intuizioni probabilmente fondate dei due capoccioni, a procurarmi un forte senso di vergogna che sfogava, per reazione uguale e contraria, negli atteggiamenti suddetti. ...
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