Eccentrica Alessandra
Data: 02/01/2018,
Categorie:
Etero
Autore: Golem
... presto nel bilocale, eccentricamente arredato, che Alessandra chiamava casa. Ella mi fece sedere al tavolo della cucina, versandomi un bicchiere d’acqua fresca per poi ritirarsi in camera.“Mi cambio un attimo.” Annunciò nel suo forte accento pugliese “Sto tutta sudata.”Sorseggiai il mio bicchiere di minerale fino al suo ritorno. Si era messa un paio di pantaloncini ed una canotta bianca. Non era nulla di speciale, si trattava dopotutto di abiti da casa, ma, per la prima volta, vidi qualche scampolo del suo corpo. Non era male: aveva delle belle gambe e, francamente, non avevo mai notato che avesse un seno di rispettabili dimensioni. Al momento però, non ci feci troppo caso. Particolarmente in quanto, non appena fece il suo ingresso, la ragazza mi passò alle spalle, passandomi un braccio intorno al collo e mostrandomi, mentre mi stringeva la gola, un coltello da cucina che teneva nell’altra mano.“Figlio di puttana che sei!” mi imprecò contro, stringendo la presa, conscia del fatto che la lama che stringeva tra le dita era sufficiente a tenermi immobile. “Adesso scommetto che vuoi raccontare i cazzi miei a tutti!”Cercai di parlare ma riuscivo a malapena a respirare, feci cenno di no con la testa, sentendola poggiare contro i suoi seni, cosa che, in quell’occasione, trovai poco eccitante. Parte di me sapeva che non avrebbe osato farmi del male ma, ciononostante, la paura di fare qualsiasi cosa che potesse avvicinare la punta del coltello al mio corpo mi pietrificava.“Se parli ...
... stronzo…” continuò lei “…io t’ammazzo, hai capito?!?!?”La sentii tremare mentre pronunciava quelle parole. Non so se fosse terrore o follia, non ho idea se fu l’ira a farla tremare o se fosse la coscienza di non essere in grado di fare ciò che diceva, il mio istinto lo interpretò come una debolezza e, finalmente, presi coraggio.Afferrai le braccia di Alessandra e, tenendole fermamente tra le mie mani, le allontanai l’una dall’altra, aprendole e girandomi velocemente, in modo da non darle più le spalle. Lei fece resistenza ma, tra noi, c’erano almeno venti centimetri ed una trentina abbondante di chili di differenza. Inoltre, la coscienza che ferirmi non fosse nelle sue vere intenzioni diveniva sempre più forte in me, ridandomi la determinazione per fronteggiarla, spingendola con violenza contro il muro alle sue spalle e li immobilizzandola, a braccia aperte, premendole il corpo contro la parete con il mio petto.La sentivo ansimare, guardandola negli occhi a pochi centimetri da me, spaventata, confusa, colma di adrenalina, mi fissava domandandosi cosa avrei fatto ora che il potere era nuovamente tra le mie mani. Sentii il suo seno strusciare nuovamente contro il mio corpo mentre si dimenava. Questa volta si, era eccitante sentirlo, sentire le sue forme toccare le mie, ora che la mia vita non era più in pericolo. Sentivo il suo stomaco contro il mio, le sue cosce sode e lisce muoversi intorno alle mie gambe. Per tenerla ferma le spingevo sul pube con un arto inferiore, sentivo il ...