1. Con la zia in maremma – 5 (versione romantica)


    Data: 03/01/2018, Categorie: Tradimenti Autore: IlBaroneRosso

    ... l’impermeabilino, se ti fidi, sono pulito e cerco di stare attento.
    
    - No, fai pure, anche dentro se ti va. Sono due anni che cerchiamo un figlio, ma si vede che tuo zio spreca tutto da altre parti e non gliene rimane abbastanza per me.
    
    L’ho presa così. A lungo.
    
    Anche io, come suo marito, ne avevo sprecato molto in giro e, combinazione, nelle stesse buche di lui.
    
    Però mi è piaciuta.
    
    L’ho amata per tutto il tempo.
    
    Non solo con il cazzo, anche con le mani, la bocca, il cuore, la testa.
    
    Mi piaceva lei.
    
    Mi piaceva come donna, oltre che come femmina.
    
    Mi baciava teneramente con la bocca, ma si calava con forza su di me, per farlo entrare di più.
    
    Aveva messo una gamba attorno alla mia vita, per lasciare spazio al mio cazzo, anzi no, al mio amore, a quello che io spingevo dentro di lei.
    
    Mi abbracciava.
    
    Si teneva con la mano dietro il mio collo, dietro la nuca, mi lisciava i capelli, ma poi mi stringeva, e non solo per tenersi.
    
    Ricambiavo.
    
    Era affettuosa, non scatenata, non assatanata di sesso, come le due donne che scopavo in continuazione quel week end.
    
    Era carina, pulita.
    
    È venuta dopo qualche minuto.
    
    Si è fermata, e quando si è ripresa, si capiva che lo stava facendo per me, non certo per godere ancora.
    
    Quando sono venuto anch’io, mi ha ripulito con un fazzoletto di carta che aveva in borsa, si è ripulita lei, mi ha baciato ancora e si è rivestita.
    
    - Vieni, dai, andiamo a prendere il cartone del vino.
    
    - Cosa dici, gli ...
    ... abbiamo lasciato abbastanza tempo, a quel porco di mio marito, per dargli il tempo di fare quello che voleva?
    
    Mentre tornavamo a casa di zia Wanda, ci siamo parlati.
    
    - Devi scusarmi, sai. Non pensare che io sia la solita vacca maremmana, con le corna lunghe, che non aspetta altro che farsi montare dal torello milanese.
    
    - Scusami tu, ti volevo dire la stessa roba: non pensare che io sia il solito torello milanese che, appena arriva in maremma, cerca subito la prima donna da trombare.
    
    Mi è successo qualcosa di strano.
    
    Come se ti avessi conosciuto da sempre.
    
    Come se avessi finalmente incontrato la mia donna.
    
    Sono un cretino, lo so.
    
    Tu sei la donna di un altro, di un mezzo parente, poi.
    
    - È stato un incidente – aggiungevo poi – il più bell’incidente che mi sia mai successo.
    
    Le affinità elettive, avrebbe detto Thomas Mann.
    
    - Volevi dire, Johann Wolfgang von Goethe – mi diceva lei, correggendomi.
    
    E ci siamo messi a ridere tutti e due, io beffato, perché pensavo di fare lo sborone, il saputello che ha studiato, e invece avevo fatto una figura di emme.
    
    E lei, che ne sapeva più di me, divertita dalla mia brutta figura.
    
    Poi, ritornata seria,
    
    - Anche a me, la stessa cosa. Ci siamo capiti subito.
    
    Comunque hai ragione tu, una storia mai nata, anzi nemmeno cominciata.
    
    - Quando vieni a Milano, telefonami prima, mi piacerebbe rivederti.
    
    - Anche a me, ma quella volta mi farai conoscere la tua ragazza, così non c’è rischio di cose strane.
    
    - ...