L'invidia. cap.1 di 4 (la manovalanza)
Data: 05/07/2021,
Categorie:
Etero
Autore: Zindo
Pare opportuno avvisare il lettore che questo è un racconto lungo che si sviluppa in più capitoli (quattro per la precisione). Siccome succede “un poco di tutto” è stato difficile trovare la categoria nella quale classificarla. La trovate in questa che al lettore appare come “Lui e lei” non perché appartenga proprio a questa categoria ma perché in fase inserimento questa sezione la si trova come “etero ed altre storie” e questa classificazione è parsa la più adeguata.
Il fatto che succeda un poco di tutto non significa che succeda tutto subito. Questo primo capitolo infatti, pur se abbastanza condito di episodi erotici, è prevalentemente un capitolo introduttivo.
Il perché del titolo lo si capirà alla fine. Buona lettura a chi non si è scoraggiato con questo preambolo. Zindo.
L'INVIDIA - Capitolo primo: (la manovalanza)
“Certo che siete dei grandi maialoni” disse Agostina porgendo le spalle a Mirella per farsi agganciare il reggiseno da lei. Non aveva voluto farsi aiutare da nessuno di noi quattro maschi.
Fingeva di essere contrariata, illudendosi di recuperare così la reputazione che, secondo lei, poteva aver perso nello stare al gioco. Non era la prima volta che lo faceva, ormai ci eravamo abituati ai suoi finti pentimenti, male recitati tra l'altro. Era inutile che facesse la parte dell'offesa con le parole quando la soddisfazione per i piaceri provati trasparivano dalla lucentezza dei suoi occhi.
Era fatta così Agostina, aveva bisogno di mentire ...
... soprattutto a se stessa, per auto convincersi che certe cose lei le faceva solo perché noi la costringevamo. Pensare che le nostre azioni per costringerla erano solo carezze, baci, provocazioni verbali, azioni e parole che si fanno un poco per romanticheria, un poco per incrementare lo stato di eccitazione. Mai una volta che l'avessimo spronata, neppure con un semplice “dai” di incitamento.
Era lei che ci diceva di smetterla perché non era mica fatta di legno e che se continuavamo a toccarla, palpeggiarla, sbaciucchiarla in quel modo lei poi non si sarebbe più fermata davanti a niente. Parole che non ci inducevano certo a rallentare ma, caso mai ad insistere.
Dopo, a cose fatte, ben fatte, assumeva l'espressione da “un poco, ma non tanto” dispiaciuta e ci diceva che eravamo dei gran maiali, come se lei non fosse stata spontaneamente al gioco ma che lo avesse fatto solo perché da noi costretta. Un poco era vero ma non con la forza e la violenza ma con il metterla in mezzo a due o più di noi, se non a tutti e quattro, e stringerci intorno a lei, per farle sentire i cazzi già duri dentro i nostri pantaloni, sul suo corpo: sul sedere, sul basso ventre, sui fianchi e anche con le sue mani quando glie le prendevamo per portarle sulle nostre patte semi aperte.
Era meno ipocrita l'altra, la Mirella che aveva ben chiaro cosa le piaceva fare e cosa no, o meglio, considerato che una sola cosa le piaceva fare, sapeva dove NON voleva farla: non in mezzo ai prati, aveva paura di insetti o ...