L'invidia. cap.1 di 4 (la manovalanza)
Data: 05/07/2021,
Categorie:
Etero
Autore: Zindo
... piante urticanti, preferiva stare all'interno del casolare.
Quel giorno mentre lavoravamo come al solito nella tenuta agricola del dottor Zema, presso la quale eravamo braccianti (noi uomini come salariati fissi, le donne chiamate a giornata, saltuariamente) anziché smettere di lavorare alle prime avvisaglie di un temporale, accelerammo i lavori nella speranza di poterli ultimare prima della tempesta. Per questo ci lasciammo sorprendere tra i filari del vigneto dalle prime grosse gocce. Dovemmo correre tutti in gran fretta verso il casolare per metterci al riparo, arrivandoci appena in tempo per evitare gli scrosci a catinelle che imperversarono dopo pochi attimi.
Il casolare era un edificio disabitato da tanto tempo, adibito solo alla rimessa degli attrezzi e dei macchinari perché da decenni non ci abitava più nessuno. Serviva però come luogo di appoggio quando c'erano grandi lavori in quel podere, il più lontano dalla cosiddetta “villa”. Al suo interno ci riparavamo per riscaldare e consumare i pasti, metterci le tute ad inizio giornata e toglierceli alla fine. Su suggerimento di Fabio, uno dei miei colleghi braccianti, in una delle stanze al piano di sopra avevamo portato, senza essere autorizzati da alcuno, tanto nessuno controllava la casa, dei materassi economici; quelli di semplice spugna foderata con stoffa grezza. Se Mario o altri li avesse visti avremmo potuto dire di usarli per distenderci nelle prime ore pomeridiane delle giornate estive più calde. In realtà ...
... già all'inizio avevamo in mente di farne anche un migliore utilizzo quando, per certi tipi di lavori, oltre noi salariati fissi, venivano chiamate con pagamento a giornata alcune donne delle vicine masserie, di solito proprio la Agostina che era davvero una gran lavoratrice, anche per questo aveva un fisico muscoloso, da maschiaccio. O probabilmente io la vedevo mascolina anche perché sotto il naso aveva puntini neri, segni evidenti che si radeva la peluria per non avere una specie di baffetti. Spesso veniva chiamata anche la Francesca che però in quell'occasione non c'era e più raramente la Mirella, presente quel giorno. Mirella, al contrario delle altre due, era di corporatura piuttosto gracile e leggermente claudicante; era sposata ad un non ricordo come si chiamava (se mai ho saputo quel nome) che lavorava fuori, con una ditta di ricerche petrolifere. Non solo aveva scoperto che il marito, in giro per il mondo, non tratteneva i suoi istinti sessuali spassandosela con le donne di ogni luogo e razza, ma doveva sopportare anche le vanterie del suo uomo che con orgoglio raccontava, forse ingigantendole, le sue avventure giustificandosi col fatto che l'uomo è maschio, mica fesso.
Mirella non aveva contestato questa teoria ma, senza farsene vanto, anche lei aveva pensato che la donna è femmina, mica stupida e così se qualcuno ci provava lei non faceva troppe storie. Noi braccianti delle tenute Zema eravamo tutti scapoli e quando uno aveva scoperto la benevolenza di Mirella, ...