Il portinaio
Data: 22/07/2021,
Categorie:
Etero
Autore: renart
Carmine è un personaggio sordido, di quelli che provano un intimo compiacimento nel destare orrore negli altri e, per soddisfare questa vanità di segno contrario, ostenta con ostinazione il suo squallore. Fa un mestiere in estinzione, quello del portinaio, ma dalle mie parti ancora se ne vedono e diversi condomini così possono beneficiare dei loro servigi certamente preziosi. Sotto i 60, Carmine, in virtù dei capelli bianchi e untizzi, che porta legati in uno striminzito codino del tutto simile alla coda di un ratto, e di una barbetta ispida, a guisa di lanugine, mangiucchiata in più parti da una bizzarra alopecia che lascia visibile sulle porzioni di guance il martirio di un'antica malattia della pelle che ha fatto danni, ne dimostra una decina in più, anche per via di un abbigliamento sgualcito e usurato che gli dà un'aria da clochard d'annata, scontroso e avvinazzato. Grosso, massiccio, ventrato, deambula a gambe larghe, forse a causa di una lieve zoppia, che gli dà l'andatura di un orso con la gotta. Di pochissime parole, se è costretto a parlare lo fa borbottando e grugnendo, pur conservando intatte gentilezza, professionalità ed efficienza. Qualsiasi problema è affrontato da lui con risolutezza e noi condomini lo portiamo sul palmo della mano, elargendogli generose mance per ogni grana della quale si fa carico. Tuttavia, il personaggio che è suscita, in fondo al convinto progressismo che anima la condotta e i pensieri dei più, una certa nausea, che diventa timore a ...
... volte, come se si percepisse in lui un sostrato di mistero, un pozzo nero dal quale pur ci si sente attratti per una misteriosa vertigine e naturale richiamo, ma che poi, dopo l’attimo di sbandamento, si rifiuta con sprezzante raccapriccio. "Eppure ha qualità anche nascoste, il buon Carmine", dice mia moglie sedendosi al tavolo della colazione accanto a me e accavallando le gambe tornite, nude fino all'attaccatura delle mutandine coperte dal bordo di una t-shirt dei Rolling Stones. "E tu che ne sai?", ribatto poggiando sul piatto pieno di briciole la tazzina di caffè vuota e accendendo una sigaretta. "Me lo ha detto Lisa", risponde Giada con nonchalance, addentando una fetta di pane tostato e imburrato con un dito di marmellata rosa canina che sta per sgocciolarle sulle lunghe dita affusolate, con le unghie smaltate di un verde chiaro che richiama il colore dei suoi occhi vivi, brillanti, palpitanti come due fiammelle in una stanza scura. "E che ne sa Lisa?", chiedo incuriosito mettendomi comodo sulla sedia. "Ricordi quando è stata qui la settimana scorsa a cena?" “Sì, e allora?” "Quando è andata via era tardi, è passata davanti alla guardiola ma Carmine era ancora in piedi, sebbene in bermuda e in canottiera. Appena l'ha vista da sola si è offerto di accompagnarla al parcheggio, data l’ora tarda". "Premuroso", commento. "Sì. Lisa dice che avevano un rigonfiamento, quei bermuda, non indifferente, lo si sarebbe detto innaturale. Lei era più che brilla e gli ha fatto una battuta". ...