Diario di una Cagna
Data: 30/07/2021,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: Patrizia V., Fonte: EroticiRacconti
(dal diario di Roby) Una notte da incubo. Pat mi ha venduta. O meglio, mi ha venduta Eva: per ottocento euro… Come una puttana da strada. Anzi, peggio: come una cagna da strada. L’unica differenza è che le lesbiche hanno fatto più soldi con me che con una cagna a quattro zampe. Non so se esserne troppo fiera… Il mio acquirente è stato il vecchio ciccione coperto di latex, con la moglie più grassa e con più latex di lui. Mi hanno portata al guinzaglio fino al loro appartamento a Heliopolis, e una volta dentro hanno staccato il guinzaglio ma mi hanno lasciato il collare. Sono francesi, credo… Non capisco niente di quello che dicono. Ma quello che vogliono da me è abbastanza chiaro. La cicciona si mette comoda e comincia a masturbarsi; il marito invece si spoglia e pretende un pompino… Che schifo. Io speravo di passare la notte nel lettone con Eva e Pat, e invece eccomi qui a cercare un pene flaccido fra le pieghe di grasso di uno sconosciuto con più soldi che amore per l’igene… Farglielo tirare è un casino: il tipo è mezzo ubriaco e decisamente non molto virile; però a quanto pare la moglie pretende uno spettacolo, e lui sembra deciso a offrirgli ciò che vuole. Ci metto quaranta minuti a tirarglielo duro, e cinque a farlo eiaculare. Poi un’altra ora a farglielo tirare di nuovo. La moglie nel frattempo è venuta tre volte, ma non le basta ancora. Alla fine il ciccione decide di prendermi da dietro; ci mette un po’ a trovare il buco, ma alla fine riesce a penetrarmi. Abituata ...
... come sono ultimamente ai grossi calibri, quasi non lo sento neppure. Dura una decina di minuti, poi mi si sfoga sulla schiena: carino, non vuole mettermi incinta… No, non era per quello: la megera si avvicina e si mette a leccarmi la schiena… Evidentemente il seme del marito è di sua pertinenza. Speravo finisse lì, invece i due si fanno una bicchierino di cognac e pretendono di ricominciare… Ne hanno abbastanza che è quasi l’alba, e crollano addormentati. Io non ho nemmeno la forza di alzare un dito e crollo a mia volta sul divano. Mi sveglio di soprassalto quando i due cominciano a russare, e mi accorgo del sole che irrompe dalla porta finestra… Oddio, sono le otto passate! Io e Franco dovevamo partire alle sette per guidare fino a Empoli… Mi guardo intorno affannosamente cercando il cellulare, poi mi ricordo di averlo lasciato sulla mensola della barca di Pat, assieme alla sacca con i vestiti e i documenti… Vengo presa dal panico. Salto dal divano anche se sono stanca morta, afferro il guinzaglio e mi precipito di fuori. Corro senza fiato fino alla nostra villetta: è solo a un centinaio di metri di distanza, e in giro non c’è quasi nessuno, così non perdo nemmeno il tempo per togliermi il collare. Arrivo alla villetta senza fiato, e trovo il cancelletto aperto, ma la porta finestra nel patio è chiusa a chiave e la saracinesca è abbassata. Il patio è deserto: le nostre cose sono sparite. Sul tavolino c’è un pezzo di carta con due righe nella pessima grafia di Franco. Sono le ...