1. La vera storia di Caino e Abele.


    Data: 02/08/2021, Categorie: interviste, Autore: Tibet

    Perché ogni volta che incontro mio fratello penso a Caino? Anche oggi ho avuto lo stimolo di sgozzarlo! T. Incontrai Caino in un bar aperto tutta la notte. La fauna umana che lo frequentava era elitaria. Tendeva ad eliminare chi non aveva le caratteristiche giuste. Ammetteva solo alcolizzati, vecchie puttane sfasciate e disperati vari. Fu per puro caso che trovai posto accanto a lui. Il bancone era pieno e l’unico sgabello libero era quello. Era appoggiato con i gomiti sul bancone e sembrava ci stesse comodo. Una posizione di attesa che riesci a fartela piacere dopo ore, giorni e anni d’esercizio. Si pagava all'istante. Tu ordinavi e mettevi il denaro sul banco. Chi non si atteneva a questo rituale veniva ignorato. Necessità del business locale. Niente credito qui. Non esisteva né la fiducia né il futuro. Solo il maledetto presente e limitato al momento. Stavo bevendo quando sentii la sua voce. -Io sono Caino…- Caino? Anch’io lo sono o lo sono stato, come avrei sgozzato volentieri Abele che vedevo sotto le spoglie di quel coglione di mio fratello. Sempre pulito, casto, prudente, studioso, obbediente e poi… conformista, spione e ottuso? Un sepolcro imbiancato quello era il mio Abele. Come tutti gli Abele di questo mondo. Gli risposi più per farlo smettere che altro. -Anch’io lo sono…- Riuscii solo a farlo voltare verso di me, non a desistere, un viso senza età… barba lunga, occhi cisposi e arrossati e nonostante questo, attenti, svegli, mi sembrarono gli occhi di un pazzo. ...
    ... -Sono in attesa del giudizio, sai? Quando si solleveranno le lastre di marmo che coprono i sepolcri e suoneranno le trombe mi chiameranno per primo, sono il primo assassino dell’umanità…- Aveva denaro il vecchio, chiamò il barista e mise sul piano del bancone una bella banconota frusciante. Ordinò per tutti e due e cominciò a piacermi. Lui o il suo denaro? Perché sottilizzare sempre? Lui voleva parlare e io volevo bere, semplice no? Lui aveva soldi e io no. Quindi la cosa era risolta, fino a che aveva soldi io ascoltavo. Si liberò un tavolo e mi precipitai ad occuparlo, volevo togliere il vecchio dalla calca. Non sia mai che iniziasse a pagare da bere a tutti. Ora lui e la bottiglia fra noi era il mondo. Null’altro esisteva. -Sai… dio sembra buono ma è un manipolatore crudele, mi ha fatto esistere solo per inventarmi come figura, sapeva già quello che è poi successo, non è Abele l’agnello sacrificale ma io. Io… l’uccisore… il colpevole. Il reietto da usare come esempio del male…- -Salud…- Alzai il bicchiere… bevvi e lo riempii di nuovo. -Abele era bellissimo… già bambino aveva delle caratteristiche uniche. Biondo con la pelle luminosa e due occhi splendenti. Sano eh? Sempre sano. Dritto… e alto.- Mi sentii in dovere di dire qualcosa giusto per poter attaccare il bicchiere pieno. -E tu…?- -Io? Le prime parole che mi disse dio… nostro padre, furono… tu sei nato per essere il servo di tuo fratello, sei il suo esatto contrario. E così fu… lui biondo e bello? Io nero, brutto e ...
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