La punizione
Data: 07/08/2021,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: Micina, Fonte: EroticiRacconti
[Questo terzo capitolo è il seguito de “L’Ostrica” e “Tacco 15”. Volevo fare una precisazione sul fatto che, nonostante possa vagamente sembrare un racconto a tema Dominazione, in questa storia i protagonisti subiscono volontariamente. Non ci sono menti deboli ne personalità da salvare. Buona lettura!] Lo vorrei ancora…. Quelle labbra che appena mi sfiorano mi eccitano, le sue mani forti che mi strizzano i seni. Quelle dita… Le sento mentre si intrufolano tra le labbra ancora bagnate, che entrano piano e poi scavano in profondita, toccando ogni punto della mia vagina. Scivolano su e giù facendosi strada tra i miei umori. La lingua che lecca il clitoride, lo massaggia, la saliva che cola, il risucchio. Le mani sui fianchi che mi prendono e mi spostano, le cosce che si allargano, il cazzo che si bagna di me. Con un unico colpo, lento, ma deciso, affonda tutta la sua asta. La cappella si fa strada dentro di me ed inizia a scoparmi senza ritegno. Oh cazzo. Avevo bisogno di sentirmi piena, così. Gemo e mi contorco mentre le sue mani sui miei fianchi mi spingono verso di lui, accentuando ogni colpo. La camicia è già aperta e ad ogni spinta il seno sobbalza e i capezzoli diventano chiodi. Con le mani mi attacco al primo appiglio che capita, voglio sentirlo tutto sino in fondo. I miei gemiti sono inequivocabili. Così, mezzo fuori e mezzo dentro l’abitacolo, mi prende e mi sbatte con colpi sempre più intensi e veloci. Mi fa arrivare. Grido, grido di piacere, grido di soddisfazione, ...
... grido e godo. La testa gira, tutto è fuoco e nebbia. Senza aspettare e senza chiedere il permesso, sfila il cazzo e mi gira a pecorina, appoggia la cappella sull’ano già pronto e mi infila tutto quel cazzo nel culo. Bastano pochi colpi, sento la cappella che si gonfia e gli schizzi che mi inondano, accompagnati dai sui gemiti. Mi vergogno. Forse no. Mi sento appagata. L’AUTODIFESA Aprii gli occhi. Dalla finestra filtrava la flebile luce del mattino. La testa pulsava e i ricordi di ieri sera si confondevano con quelli del sogno ancora fresco. Mi rigirai nel letto cercando di mettere assieme i pezzi. Entrando man a mano nei ricordi i quadratini del puzzle s’incastrarono tra loro e un forte senso di colpa, partendo dalla bocca dello stomaco, s’impadronì di tutto il corpo. Mi venne da piangere e l’intera giornata divenne davvero difficile da affrontare, ogni pensiero mi riportava a quei momenti, a quegli orgasmi. Mi sentii profondamente sporca. Nelle giornate seguenti il tempo passò lento e lo spazio vuoto, tutto accompagnato dal senso di colpa. Nelle notti seguenti mi persi tra i suoi baci, il buio, quella mano attorno alla gola e il godimento di quel membro sconosciuto dentro di me. Mi toccai spesso con quei pensieri, crollando poi sfinita e lasciando finalmente libera la mente. Mi scrisse un paio di messaggi e un e-mail a lavoro. Una sera sentii anche il doppio clacson del taxi riecheggiare in casa, ma ne risposi ai messaggi, ne salii sul taxi. Dopo tre settimane anche le mie ...