1. L'ospite


    Data: 19/08/2021, Categorie: Sesso di Gruppo Autore: jorabbit42, Fonte: Annunci69

    Ci incontrammo nella terra di mezzo, la prima volta. E fu solo un bocchino, per strada.
    
    La verità di Sara, la scoprirò dopo. A Milano, a casa loro. Entrare in una casa è come entrare in una donna. Fu questa la cosa che davvero mi eccitò, e che mi rese felice.
    
    Sapevo già dell’abilità di Sara a prenderlo in bocca, il suo accanirsi sull’asta, leccare la cappella e assaggiare con gusto il tuo sperma. Non avevo dimenticato. Quello che invece non potevo sperare era la sua disponibilità a diventare uso e abuso, sempre nuda, nella sua casa. A eccitare era la signorilità. Che conservava, anche senz’abito da Signora.
    
    L’incontro avvenne diversi mesi dopo che ci si era visti a Bologna. Era autunno, ma per me, meridionale, eravamo già nell’inverno più grigio e fastidioso. Pioveva da diversi giorni e i nostri corpi ne erano provati.
    
    Stare in casa fu una scelta naturale.
    
    Accogliermi, però, a casa loro fu una scelta di tale fiducia che non potetti presentarmi a mani vuote. Avrei voluto avere più tempo per pensarci, ed ero indeciso tra un regalo in tema, da sexy shop, o una presenza d’uopo, come ospite di una cena. Optai per la seconda: fiori e vino bianco. L’avevo vissuta come una scelta di seconda mano, dovuta al tempo avverso e al non avere la necessaria familiarità con quella città. Oggi so che fu la scelta giusta. Entrai in quella casa con tutto me stesso e non con “il cazzo nel cervello”, o “cazzo da asporto” io per loro. Fui Giovanni, ospite per una cena, nuovo amico. ...
    ... Un amico “speciale”, perché veniva da un’altra vita. Entravo direttamente loro vita intima, come una donna di servizio che entra dalla porta della servitù, ma diventa parte della famiglia. Messo a conoscenza di alcuni loro segreti, e loro di me. Niente di meglio.
    
    Non iniziò con i fuochi d’artificio e oggi lo capisco. La normalità può uccidere l’erotismo. Sara mi accolse con evidente imbarazzo e quasi delusa. Penso che temesse una fine ingloriosa di quella serata “domestica”. Cercò un vaso per i fiori e chiese a Stefano se doveva mettere il vino in frigo. Lui rispose di bagnarlo e metterlo in freezer. Mi raggiunse che era indaffarato in cucina, sorridente e tranquillo. Una stretta di mano e un “accomodati!”, facendo cenno al divano in salotto, dettero subito famigliarità al nostro incontro. “Sara, offri qualcosa a Giovanni?”. Sara restava muta, imbarazzata, e usando la terza persona mi chiese: “Cosa gradisce?”. Per un attimo fui tentato di scherzare e voltarmi all’indietro: “lei, non lo so,…”. Ma rinunciai allo scherzo e anziché dire semplicemente “un Martini o un Campari, fai tu”, chiusi anche io con un “faccia lei”. Me ne pentii subito, dovevo rompere il ghiaccio. Non mi sedetti e, confermando il reciproco imbarazzo, raggiunsi Stefano, il quale indossava un ridicolo grembiule e armeggiava ai fornelli. Sara presto ci raggiunse con il Martini e chiese a Stefano “vuoi anche tu?”. “Si cara”…. Sentii che dovevo infilarmi in quella famigliarità e che non dovevo rimandare. Così ...
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