1. L'ospite


    Data: 19/08/2021, Categorie: Sesso di Gruppo Autore: jorabbit42, Fonte: Annunci69

    ... prima che me ne accorgessi. “Vuoi umiliarmi? Vuoi che mostri tutti i miei difetti?” “Esatto” Lei finì di spogliarsi. “Posso tenere le scarpe?” “Certo che no… Togliti tutto” Lei sembrò arrabbiarsi. “Ho freddo ai piedi” Non le risposi, ma avrei voluto dire che doveva essere la nostra cagna. “Cagna” una parola che mi riservai di usare prima possibile. “Vieni, andiamo da Stefano” Avrei voluto liberarmi e uscire il cazzo che oramai premeva sotto i boxer e il pantalone. Mi aggiustai visibilmente, dinanzi a lei, poi mi alzai e, poggiato il bicchiere, mi diressi verso la cucina. “Vieni Sara, vieni… Stefano, guarda! Sara è completamente nuda” E siccome lei era rimasta dietro di me, la presi gentilmente per un polso e la feci venire avanti perché restasse tra noi due. Lui stava uscendo qualcosa dal forno, poi voltandosi, non sapendo che dire, mi chiese “Ti piace?” E io guardandola risposi “E’ un po’ sfatta, però il culo mi sembra bello da battere” “La vuoi sculacciare?” “Posso?” “Certo che puoi… “ “Allora faccio subito” e tirai verso di me una delle sedie della cucina, per sedermi e mettermi Sara sulle ginocchia. Lei fece per venirmi incontro ma la fermai per dirle di tirarsi su i capelli, così andò via per aggiustarsi. Mentre era via chiesi a Stefano se non era il caso di fare un video. “Dopo, magari. Ora finisco di cucinare. Tieni questo!” e mi passò un mestolo di legno. “Facciamo cinquanta?” Nel frattempo Sara era tornata e indossava dei calzini. Li guardai con severità, ma ...
    ... desistetti da dirle di sfilarli. Non le stavano male, neri e sotto la caviglia. “Devo contare?” “Sì brava” e offrendomi i polsi mi chiese “Vuoi legarli?” “Ce n’è bisogno?” “Se batti forte, sì”. Questa frase mi fece capire quanto Sara stesse al gioco. Anzi, direi, quanto non fosse un gioco per lei e avesse bisogno di essere davvero abusata, perdendo il controllo e la volontà. Mi sarei fermato solo dopo averla fatta piangere, ma sarei stato molto attento a distribuire bene i colpi per non lasciarle ferite ma solo un edema ben diffuso sulle natiche. Era piegata sulle mie ginocchia e aveva le mani poggiate per terra ma legate ai polsi, e le caviglie pure, così da non poter né scalciare né impedirmi con le mani sulle natiche di batterla forte. Ci vollero però almeno cinquanta colpi perché Sara iniziasse a sussultare. Usai anche il mestolo di legno, battendola anche nell’interno delle cosce ma poi lo lascai cadere e mi accanii con dei sonori schiaffi a palmo pieno della mano. Mi fermai infine un attimo e fu travolgente sferzare quel colpo che la fece scoppiare in un pianto liberatorio. Continuai con una ventina di colpi, Sara sussurrava i numeri (“sessantuno, sessantatre”) senza più un ordine preciso e perdendo colpi. Mi fermavo, la rimproveravo e le davo un colpo a vuoto (“ripeti ora: sessantadue” un altro colpo e lei piangendo diceva “sessantadue”). Intanto Stefano, entusiasta, era andato a prendere lo smartphone e fotografava e faceva video. “Riprendi le lacrime cadute sul pavimento, ...
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