-
110 - Loretta, lo stupro di gruppo e la violenza
Data: 27/08/2021, Categorie: Etero Incesti Sesso di Gruppo Lesbo Dominazione / BDSM Autoerotismo Gay / Bisex Autore: ombrachecammina, Fonte: RaccontiMilu
... plop e lui se lo prese in mano e me lo sbattè parecchie volte rabbiosamente sulle chiappe. Mi insultò e usando il suo cazzo come se fosse una clava mi batté ancora fortemente le natiche per procurarmi di proposito ancora intenso e forte dolore. Due potenti sculacciate conclusero la sua violenza su di me. Mi toccai il culo e mi accorsi che le mie dita erano intrise di sangue. In terra raccolsi un paio di slip e li usai per tamponare le mie perdite anali. Mi girai lasciandomi cadere sulla poltrona e vidi che nel mentre tutti avevano terminato le loro attività libidinose. Il barbuto confabulava a lungo con il capo e con altri quattro o cinque ragazzi poi, infaustamente si avvicinarono ancora a me. Il terrore mi pervase, mi prese il panico folle e per la prima volta fui conscia che loro mi avrebbero usata a loro piacimento forse solo per il piacere di farlo o forse per vendicare lo sgarbo fatto al ragazzino che avevo colpito con il casco. Non c�era nemmeno la speranza che rientrassero i miei, anzi c�era da augurarsi che decidessero di ritornare il giorno seguente. Non conoscevo nemmeno i movimenti di mio fratello e di mie sorella e comunque anche per loro non era auspicabile che rincasassero prima che la schifosa ciurmaglia se ne fosse andata. Il capo si avvicinò e mi prese fra le dita un capezzolo torcendolo e tirandolo, ancora molto dolore mi pervase. Mentre mi torturava volle sapere se lo studio dentistico, sulla porta del quale era inciso lo stesso mio cognome, fosse un ...
... mio parente. Gli dissi che si trattava di mio fratello e di mia sorella. Il figlio di puttana smise di torcermi il capezzolo e mi chiese le chiavi dello studio. Gli dissi che non le avevo e la sua mano mi afferrò l�altro capezzolo stringendolo con tutta la forza che aveva, sobbalzai sulla poltrona e mi inarcai per l�insopportabile dolore e con un cenno gli feci capire di smettere che gli avrei dato le chiavi. Mi lasciò il capezzolo ed io dolorante mi alzai e andai a prendere in un cassetto dell�ingresso le chiavi dell�ambulatorio. Gli spiegai come togliere l�antifurto e lui mi accompagnò consegnandomi ai suoi accoliti, quindi uscì dalla porta di casa e dopo alcuni minuti lo vidi rientrare. Sogghignava soddisfatto, in mano aveva un apribocca dentale regolabile, in acciaio. Parlottò ancora con alcuni suoi complici e poi mi presero e mi fecero sedere a terra con la schiena contro il termosifone, qualcuno cercò e trovò dentro ad un cassetto in cucina un grosso gomitolo di spago molto spesso, quello che mio padre aveva tolto dall�altalena parecchi anni prima.Mi fecero piegare in avanti e mi legarono strettamente le mani dietro la schiena, quindi fecero passare la corda sotto e sopra ai miei seni bloccandomi con la schiena contro al termosifone. Il capo si avvicinò a me con l�apribocca e me lo piazzò all�interno del cavo orale regolandolo in modo da tenermi la bocca ampiamente spalancata. Comparve nelle mani di un ragazzino un imbuto di acciaio, anch�esso prelevato in cucina e il ...