1. Vacanze al cairo - capitolo 6


    Data: 28/08/2021, Categorie: Gay / Bisex Autore: aramis2, Fonte: Annunci69

    ... inginocchiò, prese in bocca il suo uccello e succhiò a più non posso! Quasi immediatamente Michele venne. Pensai che la sua quantità di sperma avrebbe soffocato il ragazzo, invece non sembrò preoccuparlo e semplicemente succhiò rapidamente fino all’ultima goccia di sborra dal cazzo affondato nella sua bocca.
    
    Dopo quello che era successo, come potete immaginare, eravamo esauriti. Lo sforzo emotivo e fisico (Quanto? mezz'ora?) aveva richiesto il suo tributo.
    
    Anwar fu il primo a recuperare, alzandosi dalla massa aggrovigliata di corpi sul letto, prese il suo galabeya e se lo mise. Lo stavo guardando pigramente mentre si vestiva, lui se ne accorse e ritornò di fianco al letto. Con mia sorpresa si piegò su di me e mi baciò con forza sulle guance! Fece lo stesso con Michele, poi ci lanciò uno sfacciato sorriso ed uscì dalla porta chiudendola silenziosamente dietro di sè.
    
    Nella settimana seguente Michele, Anwar ed io passammo dei momenti magnifici. Dapprima Michele ed io eravamo preoccupati, il nostro nuovo amico avrebbe potuto dire a qualcuno quello che facevamo, ma col passare dei giorni, la preoccupazione sparì e fummo più coinvolti nel costruire una magnifica relazione. L'unica volta che ci spaventò fu quando mio padre mi sentì parlare in arabo ad uno dei bottegai e mi chiese come mai l’avevo imparato in così poco tempo. Fortunatamente non sapeva che Michele praticamente non ...
    ... conosceva l’arabo e mi credette quando gli dissi che me l’aveva insegnato lui. Se solamente lui avesse saputo che la maggior parte delle parole che conoscevo non avrei potuto usarle in sua presenza. La prima parola che imparai da Anwar fu “zubra” che vuol dire “cazzo”. Prima di andarsene aveva detto: “Zubra bockra?”, che imparammo subito che voleva dire: “Cazzo domani?” Ad Anwar piaceva come a noi, ed era più che felice sia di prendere che dare il “cazzo” più spesso che poteva e noi ricambiavamo dandogli un’infarinatura delle nostre lingue.
    
    Alla fine della seconda settimana dei nostri ‘giochi’, papà una sera tornò dal lavoro e mi disse che doveva ritornare in Inghilterra per avere delle istruzioni relative al lavoro. Mi sentii morire al pensiero di perdere così rapidamente i miei amici e proprio nel momento in cui stavamo arrivando a ‘conoscerci’. La mia delusione deve essere stata evidente perché mi mise le braccia sulle mie spalle e disse che aveva sistemato le cose in modo che restassi con la famiglia di Michele finché lui non ritornava… se ero d'accordo! Tentando di fare del mio meglio per nascondere le emozioni contraddittorie, stare lontano da papà per una settimana ed il pensiero di vivere con Michele (ed Anwar), dissi tristemente che considerate le circostanze potevo restare con Michele per alcuni giorni. Quello che sarebbe successo durante quei giorni è un'altra storia.
    
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