1. Come parlarne - II Capitolo


    Data: 29/08/2021, Categorie: Feticismo Autore: VB1977, Fonte: EroticiRacconti

    Già due settimane prima che le rivelassi il mio segreto, Debora aveva smesso di invitarmi a casa sua. Reputavo quella una situazione causata dall’assenza dei suoi genitori, i quali avevano impegni inderogabili che li avrebbero tenuti lontano dalla figlia per circa un mese e mezzo. O meglio, Debora me l’aveva buttata giù in questo modo. Tempo prima tra l’altro avevo sentito parlare i suoi di un viaggio in Inghilterra previsto per l’estate. Perciò avevo fatto due più due, immaginando che erano partiti, lasciandola qui. Ed ora che i suoi erano assenti, nessuno sarebbe dovuto entrare in casa senza di loro, nemmeno io che ero quasi un figlio adottivo. Comprendevo e accettavo tranquillamente la cosa. A causa di questo quindi, io e Debora potevamo scegliere di avere caldo indifferentemente per strada oppure a casa mia, ricordando con nostalgia il condizionatore di casa sua, che l’anno prima, con tanto amore, refrigerò i nostri corpi desiderosi di frescura. E a proposito di amore, non potei non notare che al contrario di me, Debora un’alternativa ce l’aveva. Infatti lei ci poteva stare a casa sua. Eppure passava tutto il tempo che poteva con me. “Perché hai bisogno di qualcuno che ti umili alle corse” commentò di rimando alla mia esternazione. “ E sento nel mio cuore ardere questa missione. Come farei ad umiliarti ai videogiochi se me ne stessi rinchiusa in casa? Alla clausura preferisco la calura.” Per un attimo mi domandai se potesse arrivare a provare davvero piacere ...
    ... nell’umiliarmi, ma non solo ai videogiochi. Fu la prima volta, a mia memoria, che pensai a lei in modo differente da un’amica. Come sarebbe stata una vera relazione con lei? Persi il controllo dell’auto che, dietro lo schermo della televisione, uscì di strada ribaltandosi. Quel pensiero mi aveva distratto. Parecchio. Persi la gara, ma anche la faccia a causa della pessima posizione. “Non va bene, non va bene” commentò Debora ironica, “se ti umili da solo, io che ci sto a fare?” Dovette vedere su di me uno sguardo strano. “Te la sei presa? Dai, non fare così, di solito non te la prendi” proseguì. Mi alzai dal divano e scossi la testa, per poi tirare fuori un sorriso: “Devo solo andare in bagno un attimo, torno subito. In bagno, davanti allo specchio, riflettei. Mi stavo innamorando di lei? Ero già innamorato di lei? Avevo sepolto il mio amore sotto la paura del mio feticismo ed ora senza più quel peso, saltava fuori? Decisi che erano buone domande, ma le risposte richiedevano tempo. Intanto quella breve valutazione poteva bastare. Poi una nuova domanda strisciò serpeggiando nella mia mente. E se mi innamorassi soltanto io? Sarebbe perfetto, pensai. Perfetto per risvegliare gli incubi. Dopo soli tre giorni di pace, ne sento già così tanto la mancanza, vero? Uscii dal bagno immediatamente e mi diressi verso di lei, così serio che la vidi preoccuparsi. “Ho bisogno di sapere una cosa.” Mi osservò per qualche istante, sempre con la sua solita aria interrogativa. “Dimmi.” Non riuscii a fissarla ...
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