1. Come parlarne - II Capitolo


    Data: 29/08/2021, Categorie: Feticismo Autore: VB1977, Fonte: EroticiRacconti

    ... interiora. Barbara proseguì, apparentemente all’oscuro della mia situazione: “Mi ha detto che le hai fatto notare che il suo modo di vestire è da maschio.” “Ti ha detto così? Io non ho…” lasciai in sospeso la frase, riflettendo. Era meglio sostenere ciò che sapeva, deviando appena dai binari e darle il mio punto di vista: ”Voglio provare a farti un esempio. Tu sei bionda? Però siccome ad un tuo amico piacciono le more, per fargli piacere ti fai mora. Le ho solo detto che la preferisco al naturale. Non c’è bisogno che cambi solo per me… ecco. Non volevo che se la prendesse.” “Invece ha deciso di farsi bionda.” La fissai un attimo, confuso: “Che intendi?” Arrivammo sotto il portico d’entrata. Allungando la mano, aprì la porta della casa. “Lo vedrai” disse. Ed entrammo. Venni immediatamente avvolto dal refrigerio. L’aria più fresca e piacevole del mondo era lì. Sospirai di piacere. Tra le varie cose, mi ero dimenticato del loro impianto condizionatore. Mi guardai attorno. Tutto era come sempre nell’ampio open space al piano terra. A sinistra contro il muro, spettacolare con la sua isola e gli sgabelli, la cucina che qualunque chef poteva sognare. Avrebbe fatto sembrare il termine “abitabile” di altre realtà, un vergognoso insulto all’intelligenza. Era così lunga da comprendere parte della parete lato porta d’entrata e tutta l’altra parete, allungandosi fin quasi al limite del muro. Di fianco all’isola, distante circa un metro e mezzo, un tavolo da pranzo da dodici posti, ...
    ... parallelo alle vetrate del lato opposto all’entrata. Poi, venendo in qua, le colonne portanti, che delimitavano le scale, esattamente di fronte all’entrata e appena più in là… Qualcosa di diverso. Allungai lo sguardo. “Ma…” “Cos’hai visto?” domandò una Barbara che sapeva già la risposta. La guardai per un attimo, incerto se avessi visto bene o se gli occhi mi stessero ingannando. “Avete messo la piscina? Da quando?” “Vieni,” fece lei “è fresca fresca, appena finita. Gli operai dovevano portare a termine tutti i lavori già una settimana fa, ma hanno finito di ripulire e di riempirla solo stamattina.” Ci avvicinammo alle vetrate ed i miei occhi si tinsero di blu. Anche quella visione mi aiutò a rilassarmi un po’. Non era sicuramente la piscina del paradiso, ma non c’era dubbio che avrebbe sostituito degnamente la piscina comunale. Immerso in questi pensieri, non mi accorsi della presenza alle mie spalle. Mi voltai solamente perché lo vidi fare a Barbara. Ma voltandomi, ad un metro da me, la vidi. Era Debora. Ma non era Debora. Nessuna tuta, nessun jeans, nessun medaglione, nessun berretto, nessuna maglietta sbracciata, nessun pantalone largo, nessuna scarpa da ginnastica, nessuno stile hip hop. Questa ragazza indossava delle semplici ballerine nere, ed un altrettanto semplice tubino, senza maniche, dello stesso colore. Come unici accessori aveva un bracciale sottile in metallo decorato ed una cavigliera che ne richiamava la decorazione. Ma quello che mi colpì di più, al di là ...
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