1. Come parlarne - II Capitolo


    Data: 29/08/2021, Categorie: Feticismo Autore: VB1977, Fonte: EroticiRacconti

    ... molto a lungo. Chinai il capo e mi feci forza: “non mi hai detto cosa pensi di… di…” Strinse le labbra, sorridendo, senza attendere che terminassi il discorso. Poi, semplicemente, fece un passo verso di me e mi abbracciò. “Quello che sei va bene” disse, “a me va bene. Io ti… voglio bene, lo sai. Possibile che ti fai venire di questi dubbi?” “Non sei disgustata? Non ti da fastidio immaginarmi con una ragazza mentre… mentre… insomma…” A causa del solito senso di insicurezza riuscii a ricambiare l’abbraccio a stento. Dopo qualche istante si ritrasse e rispose, fingendosi imbronciata: “Sì che mi da fastidio, certe… attenzioni dovresti averle solo per me, mica per le altre. Non trovi?” rise. “Anzi, ho deciso di sfruttare la tua dedizione per i miei comodi.” “Di che parli?” La cosa mi preoccupò non poco. La conoscevo bene e sapevo cosa poteva partorire il suo cervello. Con la più totale naturalezza espose la sua idea: “semplice: da ora in poi mi metterai lo smalto alle unghie.” Rimasi per qualche istante interdetto dalle frasi “non può dire sul serio” e “sta dicendo sul serio” che si alternavano nella mia mente. Puntai gli occhi per un attimo sulle sue Adidas bianche poi li riportai sul suo sguardo compiaciuto, esprimendo dubbio: “credo proprio che mi sia sfuggito qualcosa… Stai davvero parlando di metterti lo smalto alle unghie dei piedi? Davvero?”. Apparentemente fu infastidita dalle mie perplessità: “Perché? Non pensi che sia una buona idea?” Nuovamente fissai le Adidas e ...
    ... nuovamente lei: “Tu non smalti mai i piedi. Anzi, tu non ce li hai proprio i piedi.” Mi fissò sbalordita. Forse era la prima volta che la lasciavo senza parole. “Tutto a un tratto,” proseguii “vuoi farmi credere che ti interessa mettere lo smalto ai piedi quando indossi sempre scarpe chiuse anche d’estate? Dai, non ha senso… O meglio, ha senso solo se penso che lo stai facendo per beneficenza nei miei confronti. Non sei così. Non sei mai stata così. Ti ci vedi andare in giro con tuta, sandali col tacco e unghie smaltate? Non è da te…” Cominciai a temere di aver esagerato. Mi sembrava di averla ferita ed iniziai a starci male. Chinai lo sguardo: “Scusa”. “No, hai ragione,” disse con tono fermo, “ci dovevo pensare. Ora però vado a casa, ok?...” Quell’ok mi sembrò rotto dal pianto. Uscì rapidamente dalla mia camera, chiudendo la porta. In tempo record, mia madre entrò chiedendo: “Cos’è successo?” La guardai, irritato dalla sua inutile intromissione. - - - Provai a telefonarle e messaggiarla per tutto il weekend, senza successo. La pensai molto e rimasi in ansia. Gli incubi tornarono mostrandomi scene nelle quali lei mi strappava il cuore, per poi calpestarlo con le Adidas. Fu un fine settimana infernale e Lunedì, nonostante riprendessi a lavorare dopo tre settimane di ferie, mi svegliai con l’impressione di essere stato investito da un autotreno. Ricominciai con il turno della mattina. Circa un anno prima, tramite qualche conoscenza di mio padre, ero stato assunto con un contratto di ...
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