1. Tradimento in rete - seconda e ultima parte.


    Data: 17/01/2018, Categorie: Tradimenti Autore: Honeymark

    ... donna.
    
    - E chi è l’imbecille?
    
    - Il fortunato, vuoi dire…
    
    - Chi è? – Insistei, - Il nome!
    
    - Paolo. Paolo Gelmetti.
    
    Non sapevo se sentirmi male o sollevato. Paolo era un notaio, carino sì, ma non da considerare pericoloso per le nostre mogli. Pareva asessuato.
    
    - Questa me la devi raccontare, - le dissi duro. – Come è successo?
    
    - Ero andata da lui per la pratica del Comune. – Rispose, dopo aver soppesato le parole.
    
    - E’ sempre stato un gentiluomo… - Sussurrai tra me e me.
    
    - Infatti, - convenne mia moglie. – Ma quella volta, quando stavo uscendo dall’ufficio e gli davo di schiena, fece un commento: “Ti ha mai detto nessuno che hai un bel culo?”
    
    Restai di sasso e mi girai dalla sua, - continuò mia moglie. - Frenai lo stupore per la battuta e gli risposi: “Tutti, tranne te.” Mi avvicinai a lui, così ben vestito elegante che pareva un manichino. E lì per lì mi venne voglia di fare una cosa. Mi inginocchiai davanti a lui, gli slacciai la cintura e lui si sbottonò i calzoni lasciandoli cadere. Io gli abbassai le mutande e poi gli accarezzai le natiche. Erano stupende. Gli feci sentire le unghie.
    
    Io la ascoltavo stando fermo come se mi trovassi su uova fresche.
    
    - Prova a pensare, - continuò mi moglie. – Immaginalo con giacca camicia e cravatta, ma con pantaloni e mutande in terra.
    
    - Non mi riesce proprio di pensarlo…
    
    - Mi tenevo alle sue natiche, - continuò mia moglie. – Era bellissimo palpargliele e fingere di graffiargliele. In breve vidi ...
    ... sbucare da sotto la camicia il suo uccello sano e robusto. Non ci ho pensato due volte, gli ho preso in mano le palle e l’uccello e ho cominciato a succhiarglielo. Rimisi ne mani al culo e tenendomi lì me lo lavorai. Venne prestissimo. Fiotti di sperma che ricordo ancora con gratitudine.
    
    Mia moglie, una troia… - Pensai.
    
    - Quando venne – continuò - gli cedettero le gambe e andò a sedersi sulla sua poltrona. Lo baciai sulla guancia e uscii dal suo ufficio soddisfatta.
    
    - E… ed è finita lì? – Chiesi titubante.
    
    - Certo. Lui da allora ha cominciato a farmi la corte, ma per me era finita lì, come fate voi maschi. Una botta e via.
    
    Eravamo a un punto morto, quando mi chiese di mettermi la giacca.
    
    Non le domandai perché, ma tolsi l’accappatoio e la indossai.
    
    Venne davanti a me, si inginocchiò e mi accarezzò le natiche. Il cazzo aveva capito prima di me e balzò subito in su. Mi palpava il culo in un modo irresistibile, con le unghie accarezzava la pelle come se da un momento all’altro volesse affondarle. Una sensazione unica. Poi mise una mano ai coglioni e una all’uccello per far scorrere il prepuzio in basso. Una volta libero il glande, lo baciò e, prima che me ne accorgessi, si fece scivolare in gola il pene.
    
    Io sapevo che lo faceva per tranquillizzarmi del pompino che aveva fatto al notaio, ma il cazzo non volle sentire regioni e si lasciò trastullare nella sua bocca.
    
    Sul più bello portò nuovamente le mani alle natiche e palesò le sue unghie, guidandomi così. ...
«1...3456»