Federica 19
Data: 17/01/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: Italy456987
... aperta e nessuno dei due riuscì a dire una sillaba, mi guardavano in adorazione.
Io feci una piroetta veloce e, pur rischiando molto con i tacchi, riuscii a far svolazzare il vestitino cortissimo mostrando sicuramente le mutandine che per tenere l’uccello bloccato erano tirate su al massimo e quindi dietro erano tutte nel solco del sedere diventando praticamente un tanga.
“come sto??”
Non risposero, si avvicinarono sempre più incapaci di proferire verbo ma con un ghigno da satiri allupati che mi fece quasi ridere, ma continuai civettuola nella recita.
“sono ridicolo così?”
Usai volutamente il maschile..
“non sei ridicola, sei una figa da paura Federica!!!”
Disse Luca ritrovando improvvisamente la voce.
Emilio invece non riusciva ancora a parlare ma la mano che mi poggiò su una natica stringendola dolcemente intanto che con l’altra mi accarezzava una coscia fu ancora più eloquente.
Un attimo dopo avevo quattro mani e due bocche che mi carezzavano e mi baciavano.
Le mani insistevano su cosce e sedere carezzando e stringendo mentre le bocche mi baciavano il collo dietro le orecchie facendomi impazzire di piacere e di dolore perché l’uccello imprigionato in quella posizione innaturale cercava disperatamente di liberarsi.
“mmmhhh dai…che fate….bisogna andare…..”
Loro si riscossero come da un incantesimo e si calmarono pur continuando a tenere le mani sul mio culo e sulle mie cosce.
“Federica sei da stupro….”
Disse Emilio.
“su bisogna ...
... andare e temo che stasera mi sevizieranno davvero……”
Dissi divincolandomi e incamminandomi sculettando verso la macchina lasciandoli con un palmo di naso e due patte gonfie da far paura.
Mi sarei fatta inculare lì nei garages dalla voglia che avevo, ma il desiderio di andare dove mi avevano ordinato mi fece resistere.
Stavo anche imparando il gusto di ritardare il piacere, il che mi portava ad un livello di eccitazione incredibile.
La macchina era una Multipla della Fiat e questo voleva dire che mi misi a sedere davanti in mezzo a loro che, ancora prima di mettere in moto, mi misero entrambi una mano sulla coscia e tirarono fuori i loro membri duri allo spasimo.
Appena fuori dal garage l’uccello di Luca, il mio primo uccello, fu subito nella mia mano che lo accarezzava dolcemente, e intanto guardavo l’altro, quello con la cappella lunga ma tonda che mi piaceva tanto, mentre il suo padrone guidava eccitatissimo.
Non lo presi in mano, non per timidezza stavolta, sapevo che stava impazzendo di voglia (in realtà anch’io) ma volevo gustarmi quest’attimo mentre intanto carezzavo scappellando amorevolmente la verga di Luca che vibrava dal piacere.
Quando avevo un bastone caldo in mano, il mondo si fermava, rimanevo lì imbambolata in adorazione di quello scettro caldo.
Adesso ne avevo due a disposizione e, anche se la sensazione era sempre quella di abbandono adorante, adesso avevo anche la lucidità di utilizzarli in maniera più furba ed anche di rendere la cosa ...