Marina coi tacchi
Data: 18/01/2018,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: JoeSex, Fonte: Annunci69
... neanche il tempo di salutarle che me trovai con le mani appoggiate su un mobile e le mutande calate.
“Situazioni incredibilmente eccitanti” - dissi io -
“Ti credo, caspita, trovarsi una con le mutandine calate dev'essere il massimo per un uomo, no?” - domandò con fare retorico -
“In effetti si, ma anche molto imbarazzo” - sussurai a voce bassa -
Dissi che mi sarebbe piaciuto un giorno trovarmi anche lei così, cercai di iniettarle questo desiderio, senza forzature mentali. Solo immaginando la scena e pregustando il tutto come se si trattasse di un sogno comune. Forse era già così, perchè Marina mi guardava, stava spiando nella mia testa, ogni porta era spalancata ed io non opponevo alcuna resistenza. Dopo qualche minuto gli occhi puntati su di noi non erano più otto ma dieci. Un personaggio strano, un uomo sulla cinquantina, da solo, l'aria sospettosa e ficcanaso, si sedette al tavolino accanto al nostro. Cominciai a ponderare le parole, a suggerire immagini più limpide e meno esplicite, col dubbio che se mi fossi esposto troppo l'uomo avrebbe in qualche modo fatto parte del nostro gioco. Ed io non volevo niente di tutto questo. E nemmeno Marina. Accavallava le cosce ogni cinque minuti, ed io guardavo sotto il tavolino, annusando nell'aria il profumo della sua pelle, della crema spalmata qualche ora prima, la pelle liscia appena depilata. Provai a visualizzare la sua fica senza peli, senza veli, morbida e carnosa, pronta per essere bagnata al passaggio della mia ...
... bocca rovente. Tirai su lo sguardo, lei era lì che parlava, io ascoltavo, intervenivo, raccontavo, poi raccontava lei, una valanga di domande e risposte, contornate da un'intesa visiva non indifferente.
I minuti passarono in fretta e per me era ora di andare. Mi avvicinai al bancone del bar per pagare, Marina mi aspettò fuori, la raggiunsi e ci dirigemmo alla macchina parcheggiata a qualche metro dai tavolini. Ci sedemmo, mise subito in moto, ma le ricordai che non ci eravamo salutati come avremmo dovuto.
“Adesso vorrei salutarti come si deve, visto che prima siamo svolati via subito” - le dissi -
“E come vorresti farlo?” - mi domandò ingenua -
Provai subito a baciarla e lei venne incontro con le sue labbra. Un bel bacio lungo, sentito, passavo dal collo al naso, alla fronte, fino quasi al seno appena coperto. Le avrei baciato tutte le gambe, il culo, il ventre, ma la posizione e la situazione non me l'avrebbero permesso. Sentivo gli occhi di tutti addosso, il gruppo di operai, l'uomo solitario, le bariste, un'altra coppia che si accingeva al caffè del dopo pranzo. Qualcosa in me si gonfiò di piacere, spingeva per uscire, aspettava le sue mani manipolatrici, ma rimase lì rimandato ad altra occasione. Girò la chiave, spense l'auto, disse che voleva ancora un bacio e così fu. Poi all'improvviso, frenati dalla folle idea di non poter fare sesso, riaccese il motore e ci allontanammo un una specie di estasi mentale comune.
Ci salutammo brevemente con la promessa che ...