1. Gli ammutinati del bounty


    Data: 19/01/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: nh-paul

    ... roba” disse invece e cominciò a sciogliermi i lacci di cuoio che tenevano il perizoma “ti voglio nudo per le ultime frustate, la tua pelle deve essere tutta libera!”
    
    Non appena mi ebbe liberato l’uccello, questo chinò il capo verso il basso ed era la prima volta da molte ore che se ne stava così moscio e tranquillo. C’era soltanto una spiegazione a tutto questo: avevo paura, terrore delle ultime cinque frustate.
    
    Lui forse se ne accorse, mi venne vicino e mi accarezzò, prima la spalla, mentre mi lamentavo, poi il sedere e le sue carezze mi fecero un po’ più piacere, infine, con l’altra mano cominciò a toccarmi l’uccello, lo vidi abbassarsi ed ispezionarlo, poi passò al culo, mi guardò centimetro per centimetro. Se mi avesse guardato in faccia avrebbe scoperto che ero arrossito per quella specie di ispezione, anche se subito mi dissi che se gli avevo consentito di frustarmi, poteva ben guardarmi il buco, se l’interessava.
    
    Poi mi disse che se ne andava di sopra, a casa sua, per una mezz’ora e mi lasciava là legato perché mi preparassi all’ultima parte della punizione. Gli fui immensamente grato che mi desse l’opportunità di riposarmi, anche se mi lasciava praticamente appeso ad un palo, con le corde che mi segavano i polsi e le caviglie e tutto il mio corpo che era dolorante per la posizione che ero costretto a tenere e per le frustate che mi aveva dato.
    
    Lentamente, nel tempo che mi concesse, ripresi coscienza di dov’ero, di quello che mi era accaduto, di ciò che ...
    ... avevo fatto. In breve cominciai a strusciare l’uccello contro il palo e quando lui tornò ce l’avevo duro un’altra volta, nonostante il mio didietro, dalla nuca alle cosce, fosse tutto arrossato e dolorante.
    
    Mi guardò e sorrise, contento: “Ho fatto bene a lasciarti solo, no?”
    
    Girò attorno al palo e mi squadrò, si mise dietro di me e tornò ad accarezzarmi dove mi aveva frustato, con le dita seguiva quelle che pensai fossero le righe lasciate dai lacci di cuoio con cui mi aveva percosso.
    
    “Sei un bravo schiavo e ho un’idea nuova per te… qualcosa che ti piacerà…” e dicendolo, mentre con una mano mi accarezzava il sedere, con l’altra mi prese l’uccello e cominciò a menarmelo.
    
    “No, no, per favore… se continui, succede che… ti prego, fermati! Lasciami andare, fermati!”
    
    Lo sentii ridere, perché non potevo vederlo: “Sei proprio uno stupido… è per questo che rido. Mi hai chiesto di fermarmi, lo capisci? Adesso sarò costretto a raddoppiare la punizione. Te lo sei scordato? Dieci invece di cinque!”
    
    “No, ti prego, non posso, no!” gridai, senza più controllo su di me, incosciente di ciò che facevo, lontano mille miglia dal mio proposito di fingere di voler smettere, ero caduto nella trappola ed ora ero terrorizzato all’idea di ricevere altre dieci frustate.
    
    “Hai infranto la regola che hai accettato liberamente” disse lui, senza mostrare alcuna pietà. Ma perché avrebbe dovuto?
    
    Mi lasciò finalmente l’uccello che aveva continuato a menarmi, con un’erezione che non era ...
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