Gli ammutinati del bounty
Data: 19/01/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: nh-paul
... prima, quando, per dirla tutta, il mio pisello era ancora un fagiolino con attaccate due noccioline americane. Non che adesso fossero noci di cocco, ma insomma, facevano la loro figura assieme alla carota che gli era cresciuta sopra, con contorno di peli che spuntavano dal bordo tirato degli slip.
Avevo notato il tipo già da un po’ di giorni ai ‘blocchi’. I ‘blocchi’ erano la nostra spiaggia, un ammasso di frangiflutti abbattuti e consumati dietro al molo grande del porto. Un luogo nascosto, tranquillo e frequentato solo da noi ragazzi.
Quel giorno aveva al collo una macchina fotografica a soffietto, un modello all’epoca già vecchio. Scattò qualche foto della spiaggia, se si può chiamare così, poi di noi che ci tuffavamo, infine mi inquadrò e mi fece cenno di mettermi in posa sullo scoglio. Gli sorrisi e feci del mio meglio per assumere un atteggiamento disinvolto, adatto alla situazione. Poi mi feci coraggio e gli andai vicino.
“Mi piace vederti tuffare” disse “mi chiamo…” e si presentò come il cugino di uno di noi. Mi ricordai di lui, capii chi era. Il figlio del medico, ricco e viziato. Così almeno mi era sempre sembrato. Ora si interessava a me e la cosa non mi dispiaceva affatto.
Gli dissi anch’io il nome.
“Posso mettermi qua?” chiesi poi e mi stesi accanto a lui con l’intento di prendere il sole o più esattamente di dargli l’occasione di guardarmi più da vicino. Perché lo feci? Non lo so, so soltanto che tutte le occhiate che mi lanciava mi avevano ...
... turbato e in quel momento mi andava di lasciarmi guardare. La mia fissazione per le corde o le fruste non c’entrava nulla. Non ancora.
Parlammo di tante cose ed ero molto orgoglioso che lui perdesse tempo con me, senza annoiarsi. Era un bel ragazzo, che altro dire?
Ad un certo punto mi rivelò che stava scrivendo un libro, il cui personaggio principale erano due come me e lui. Per questo mi aveva guardato con tanta insistenza ed era stato curioso di conoscermi meglio. Sembravo, disse, la materializzazione del suo personaggio, mentre l’altro l’aveva costruite su di sé. Tutto questo non poteva che farmi piacere, ma stavo per ascoltare la cosa più importante: “Uno dei protagonisti si chiama Gunnar ed è un giovane barbaro che viene catturato e fatto schiavo dai romani durante la guerra di conquista. Poi viene venduto ad un patrizio che lo affida al suo giovane figlio, Domizio…”
Tutto questo non poteva non eccitarmi.
Tremando per l’emozione gli chiesi, ma è meglio dire che lo implorai, di farmi leggere qualche pagina di quello che stava scrivendo. Disse che per lui andava bene, anzi, aggiunse che avrebbe volentieri discusso con me lo svolgimento del romanzo. Ero così simile a Gunnar che non potevo non consigliarlo bene. Poi mi chiese se avevo voglia di posare per qualche foto che illustrasse il libro quando l’avesse finito.
Dissi di si: a quel punto avrei fatto di tutto.
Il giorno dopo era già in spiaggia quando arrivai, ma appena mi vide lasciò i suoi amici e venne ...