Abrazo
Data: 28/01/2018,
Categorie:
Etero
Autore: HarrymetSally
... increspandosi e tendendosi, creando una figura nella figura.
Le mie gambe lo accoglievano sinuose per poi respingerlo in un rituale che era l’essenza stessa di quella danza. Dimenticai Milano e il suo snobismo, e mi sentii trascinare per i sobborghi di una Buenos Aires dimenticata, dove una mirada poteva risvegliare i coltelli addormentati nelle fodere, e un gancio era un ineluttabile preludio sessuale.
Sentivo effluvi scorrere tra le mie gambe, e i miei capezzoli turgidi puntavano contro di lui in modo quasi doloroso.
Per la prima volta, avvertii la sua erezione premere contro il mio ventre. La sua eccitazione era una lusinga inattesa, e mi spinse ad essere ancora più audace, morbida, sensuale. Mi sciolsi tra le sue mani, lasciando che mi trasformasse in qualunque cosa volesse.
Portò il petto in avanti, sorreggendomi con un braccio e lasciando che il proprio perfetto asse di equilibrio mi permettesse di abbandonarmi, reclinando la schiena all’indietro fino a che i miei capelli quasi sfiorarono il suolo. Afferrò la mia gamba mentre mi trascinava per la pista, lento come il lamento di un violino. Sentivo la sua mano risalire lungo la coscia nel compiersi della figura, e il desiderio sessuale mi sconvolse fin quasi a farmi gemere.
Mi risollevò, schiacciandomi contro il suo petto e continuando a muoversi, roteando attorno al centro di equilibrio. La pressione sulla mia schiena si fece più potente, impartendomi ordini silenziosi che morivo dalla voglia di eseguire ...
... per lui.
Mi fece schiava, e nel farlo mi esaltò come non mi era mai accaduto. Strisciai per lui, volai per lui e planai sulle sue braccia, lasciandomi imprigionare.
Poi la musica cessò.
Vi fu un piccolo brano di boogie per autorizzare il ricambio sulla pista.
Lo guardai. Sorrideva. Mi accarezzò il viso.
“Sei stata stupenda” disse.
“Vado a rinfrescarmi un secondo” gli mormorai all’orecchio, e mi diressi al bagno delle signore.
Mi contemplai allo specchio. Riconobbi nel mio viso stanco ed estasiato le stigmate di quell’incantesimo orgasmico con cui quell’uomo marchiava le sue ballerine.
Siamo le sue concubine, pensai, belle, spossate e in estasi. Dal momento in cui ci conduce sulla pista, gli apparteniamo tutte. Compresi di essere divenuta parte del suo Harem, e la cosa non mi disturbava. Umiliarmi per lui, sottomettermi al suo potere, mi sembrava del tutto naturale.
Estrassi il rossetto dalla borsetta e cominciai a ravvivare il colore con estrema cura. Volevo labbra perfette. Le volevo per lui.
Fu in quel momento che lo vidi dallo specchio, appoggiato alla porta, silenzioso.
“Non ti ho sentito entrare”.
“Ti stavo ammirando” disse.
“Ti piace quello che vedi?”.
“Vieni qui” disse, e contemporaneamente mosse un passo verso di me. La sua camminata possedeva la medesima, poderosa lentezza dei suoi passi sulla pista. Lo raggiunsi. Le sue braccia mi strinsero in una morsa, la mano si insinuò tra i miei capelli, afferrandoli con forza. Mi baciò ...