1. Io Sono Elbe |10| Gettare l'ancora


    Data: 31/08/2017, Categorie: pulp, Autore: Cigno

    ... ritrovata a vagare in mezzo al fiume, nella speranza di incontrare qualcuno che non le avrebbe dato alcuna risposta. Perché perseverare nella ricerca di Cleopatra? Cosa poteva esserci di così importante al termine di quella traghettata? Tutto ciò che rappresentava la sua essenza di donna, di psicologa, di essere umano, era stata spazzata via dalla codardia, dalla violenza inaudita e dalla ingenuità delle proprie azioni. Quali erano i motivi per cui valeva la pena inseguire quel fantasma? Cosa c'era davvero, alla fine del viaggio? L'imbarcadero rallentò fino ad accostare un pontile in legno sospeso sull'acqua che conduceva ad una piccola spiaggetta. Il suono dell'ancora a pelo acqua fu particolarmente potente al punto da far interrompere la scrittura di Alice. Qualcosa si ridestò dentro di lei. Era come se l'ancora fosse penetrata fin dentro al suo cervello. Fin dentro al suo cuore. Il concetto di “Ancora”, per Alice, era molto importante. Rovistò nella sua borsa fino a recuperare il suo borsello contenente i documenti, i contanti e altro tipo di carte. Ne estrasse fuori un pezzo di carta, piegato in quattro, su cui era scritta la parola “Ancora.” A lato, per fugare ogni dubbio, era stata disegnata appositamente una piccola àncora stilizzata, con tanto di catenina e punte affusolate. Sembrava uno di quei tanti tatuaggi che i marinai si fanno incidere sul petto o sui glutei. Per Alice, quella parola e quell'oggetto avevano un significato preciso. Lo osservò per qualche secondo ...
    ... prima di rendersi conto che se non fosse scesa in tempo dall'imbarcadero, esso sarebbe ripartito con lei a bordo. Scese di corsa, zompettando sul legno umido del pontile. Di fronte a lei, la spiaggia era interamente ricoperta di piccoli pescherecci ormeggiati e arenati. Più lontano, la strada sembrava essere totalmente oscurata da alcune aiuole. Nessuna macchina. Nessun mezzo pubblico. La strada era talmente stretta da poter essere percorsa unicamente a piedi. Le case, tutte arredate come fossero residenze estive, sembravano disabitate. Le finestre erano tutte spalancate, le porte aperte attraverso le quali si poteva scorgere l'arredamento degli appartamenti. Ogni tanto, qualcuno faceva jogging accompagnato dai cani al guinzaglio. Camminò per molti minuti, perdendosi con lo sguardo all'interno di quei soggiorni lasciati completamente a disposizione di occhi indiscreti, fino a che non arrivò a destinazione. Myrte Pub. Erano le 21 di sera. In largo anticipo. Entrò nel locale. Un locale ampio, abbastanza spartano. Tavolini in legno quadrati, con quattro sedie ciascuno. Un grosso bancone per gli alcolici. Un jukebox stile anni '50 all'angolo della stanza. Una serie di vinili e riproduzioni su carta di locandine del Cinema. Era l'unica cliente del locale. “C'è qualcuno?” disse lei, debolmente. Nessuno rispose. Si sedette su uno degli sgabelli affianco al bancone e attese. ----- Alle 21.30, il locale era già abbastanza frequentato. Per lo più, gente del posto. La barista di turno ...
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