Io Sono Elbe |10| Gettare l'ancora
Data: 31/08/2017,
Categorie:
pulp,
Autore: Cigno
... gli chiese se avesse intenzione di bere qualcosa. Optò per qualcosa di abbastanza forte e abbastanza dolce. Vide in offerta un liquore al mirto. Ne prese un bicchierino. La barista poggiò il bicchierino con all'interno il liquido scuro sopra un tovagliolo. L'età della clientela variava dai 20 ai 30 anni. Per Alice, essere di nuovo circondata da persone, fu parecchio traumatico. Tuttavia, si sforzò di considerare quel trauma come necessario, per chiudere definitivamente con la storia di Cleopatra e tutte le cattive scelte di quel viaggio. Le serviva un nuovo punto fisso. Le serviva un'àncora. Il sapore dell'alcol in bocca, il brusìo della gente alle sue spalle e la luce offuscata del locale le fecero tornare in mente l'ultimo evento sociale a cui aveva partecipato, settimane prima: Il compleanno di una sua collega. Una delle ultime sere in cui era riuscita ad evadere dalla sua condizione. L'ultima sera in cui aveva bevuto così tanto da ubriacarsi. La sera in cui conservò il biglietto con scritto “àncora”. Lo rigirò nella mano, come a far rievocare i ricordi. Ogni tanto, la barista passava e riempiva di nuovo il bicchiere. Passò circa mezz'ora. Di Cleopatra, neanche l'ombra. Alice iniziò a spazientirsi. Prese il cellulare e scrisse una e-mail. “Io sono qui. Tu dove sei?” inviò. Aveva di nuovo dato fondo al bicchierino. Evidentemente la dolcezza del liquore nascondeva il sapore dell'alcol. Fece un cenno, alzando il bicchiere, per farselo riempire. “Noch einmail, bitte.” [Un ...
... altro, per favore.] Ritornò con la memoria a quel famoso compleanno. La festeggiata, al termine della serata, propose a tutti i rimasti un gioco di introspezione. I più cauti, rifiutarono gentilmente. Quelli più alticci, come Alice, accettarono di buon grado. Alice, in particolare, si sentiva parecchio espansiva con tutto quell'alcol in corpo. Era perfino riuscita a raccontare alcuni aneddoti interessanti della sua vita professionale, senza risultare troppo bizzarra. Anche se, pensò, quella poteva semplicemente essere la sua impressione. Vennero distribuiti cinque fogliettini a testa e venne chiesto a tutti i partecipanti di scrivere le cinque cose che ritenevano fondamentali nella loro vita. Alcuni, un po' per scherzo, iniziarono a dire ad alta voce i propri bigliettini, commentandone ironicamente i contenuti. Alice rideva, sebbene fosse stata molto cauta nel dichiarare ai quattro venti quali fossero i suoi cinque pilastri. Il proponente del gioco, aiutato dallo champagne che aveva bevuto prima di mangiare la torta con sopra il suo nome e i suoi anni, disse a tutti i partecipanti di selezionare uno dei cinque bigliettini e di strapparlo. Molti protestarono. Nessuno avrebbe voluto sacrificare un bigliettino, dopo che tutti avevano iniziato a familiarizzare con le proprie scelte. Eppure, il gioco non ammetteva eccezioni. Un biglietto andava eliminato. “Noch einmal, bitte.” disse di nuovo Alice, ormai decisamente sconsolata. Era già passata un'ora e non c'era alcuna traccia di ...