1. Femmina folle


    Data: 06/02/2018, Categorie: Etero Autore: Edipo

    Era una delle tante stupide feste che frequentava in quel periodo, uno di quegli eventi a cui partecipano presunti vip, aspiranti tali e perfetti sconosciuti che desiderano solo poter dire di esserci stati e di avere conosciuto questo o quello. Una folla di persone che al contrario di ciò che pensavano non avevano nulla da dire ma sapevano dirlo benissimo, dando anche l'impressione di essere intelligenti. Una schiera di ragazze scosciatissime che esibivano per un incerto avvenire le loro gioie presenti prima che l'usura del tempo le arrugginisse. Forse la notò perché era una delle poche con le gambe coperte in quanto indossava pantaloni bianchi, nemmeno aderenti. Non era giovanissima, doveva essere sulla trentina e sorseggiava un aperitivo al tavolo dei rinfreschi. Non era nemmeno particolarmente bella, semmai gradevole e comunque il suo aspetto era tranquillo, non aggressivo o vistoso come quello della maggior parte degli esemplari femminili che giravano per il salone. Si ritrovò a fissarla senza neanche rendersene conto e lei ricambiò lo sguardo senza fastidio o curiosità ma lanciandogli un'occhiata attenta. "Ciao, sono Fabio", disse alla fine. "Monica", rispose lei. "Ti annoi ?" "No, ma nemmeno mi diverto in modo particolare." "Sei stata invitata?" "Più o meno. Tu conosci D'Arrigo?" "Il protagonista della serata? No e non ho mai letto i suoi libri ma conosco il suo ghost writer." "Vuoi dire che non li scrive lui?" "E' un personaggio di successo e tra un'apparizione ...
    ... televisiva e una conferenza non ha tempo per scrivere. Si limita a fornire lo spunto e poi il mio amico glielo sviluppa." "E il tuo amico perché non li firma lui i libri?" "Perché nessuno lo conosce e nessuno li comprerebbe, così invece riceve un ottimo stipendio dall'editore." Ora lo fissava divertita, incuriosita. "Succede spesso ?" "In campo editoriale? Sì, spesso ma sempre meno che nella vita." "Che intendi dire ?" "Che pochi scrivono il libro della propria esistenza, la maggior parte si limita a mettere la firma su un copione già scritto." "Da chi?" "Da altri, dal destino, magari da Dio che, naturalmente, non esiste." "Naturalmente." Aveva un certo modo di sbattere le palpebre e a volte iniziava un sorriso che non si espandeva del tutto. Gli piaceva, decise lui. "Visto che non ce ne importa niente di D'Arrigo perché non ce ne andiamo in un bar a bere un vero cocktail e non questa porcheria?" Lei sembrò esitare. "Sei venuta con qualcuno." "No, ma ho incontrato delle amiche con cui avevo appuntamento." "E ora dove sono?" "A farsi firmare le loro copie del libro." "Rischiano di invecchiarci, data la fila." "Hai ragione, andiamo." A sorpresa si mosse verso il centro della folla, dopo avere afferrato una minuscola borsa griffata, e con uno slalom si fece strada verso una delle uscite. La seguì a fatica, arrancando, rispondendo a due o tre saluti, superando la barriera dei buttafuori che teneva a bada chi non era degno di entrare e uscirono a respirare la fresca aria della sera ...
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