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Cleo con l'amica
Data: 06/02/2018, Categorie: Sesso di Gruppo Autore: SexCulture
... dello strano sogno che aveva fatto la tormentava, si rivedeva sequestrata e violentata nella sporca baracca di un cantiere edile che somigliava più ad un circo che ad un edificio in costruzione. Perché mai aveva avuto un sogno tanto strano. La cosa più anormale fu che si era svegliata angosciata solo per le sue scarpe rovinate, la macchina sporca, i vestiti sciupati. Le violenze sessuali subite in sogno le regalavano oscene smanie. Se immaginava di essere toccata nelle parti più intime da mani sconosciute un fuoco inestinguibile le ardeva nel corpo. Quando uscì era sola nello spogliatoio. Mentre si asciugava con il fon i lunghi capelli castano scuro pensò alla sua giornata. Per come si sentiva eccitata se Giovanni le avesse chiesto di fare sesso in automobile con un paio di guardoni non avrebbe opposto molta resistenza, desiderava trasgredire e fare sesso con degli estranei. Ma Giovanni era a Roma per lavoro, purtroppo. Era sola e annoiata e la paura del “tedium vitae” che ricorreva nei suoi pensieri la assalì. “Quando ti servono mariti e fidanzati non ci sono mai” pensò irritata Valeria “e colpa sua se mi sento così, non doveva costringermi a fare certe cose” Si guardò i capelli allo specchio, erano un disastro. Non riuscendo a domare i suoi ricci con il fon li raccolse con la solita bandana, poi provò un capellino da baseball di jeans. Si specchiò e ridendo pensò “una soluzione ci sarebbe. Ho una identità segreta, come Clark Kent. Lui toglie gli occhiali, mette il ...
... mantello e diventa Superman. Io tolgo la bandana, metto il cappello e divento Martina” “Cleo è arrabbiata e se la prende con i ragazzi del calcetto” pensò divertita “Vediamo che cosa succede se le «bestie» incontrano la «bella».” L’ispirazione improvvisa la rallegrò. Aveva tre ore prima di cena e poteva giocare ad interpretare Martina. Prima di tutto pensò a come vestire la sua alter ego con quello che aveva al momento. Indossò la maglietta lacoste, il cortissimo gonnellino di felpa a quadri rossi e le scarpe da tennis. Si specchiò, niente male, ma il look era troppo «ragazzina innocente». Andava bene per i Giapponesi, ma per i maschi latini ci voleva di meglio. Tolse i calzettoni di cotone bianchi e mise i fantasmini, poi gli stivali di camoscio con il tacco alto che portava sui jeans prima di cambiarsi per fare ginnastica e si specchiò. Andava molto meglio. “Io non indosserei mai stivali col tacco così alto e una gonna più che corta ridicola” pensò sorridendo davanti allo specchio “ma Martina sicuramente si”. Non del tutto contenta sfilò la maglietta lacoste e prese la camicia bianca che portava con i pantaloni. La indossò facendo un nodo all’altezza delle vita e lasciandola generosamente aperta sul davanti. Mise di nuovo il cappellino e si specchiò soddisfatta, poi mise tutto quello che non indossava ordinatamente nel borsone. Aveva in mente un piano preciso. Uscì dagli spogliatoi e si incamminò a passo deciso verso il suo maggiolino volkswagen cabriolet che ...