Il ricatto 5
Data: 16/02/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: nh-paul
Capitolo 5
Puntuale, alle tre di quel pomeriggio, Michele schiacciò il campanello.
Corrado sobbalzò. Sapeva che sarebbe venuto, ma in un certo senso non se l’aspettava. Sognando ad occhi aperti si era convinto che Michele sarebbe arrivato in ritardo, oppure addirittura si sarebbe fatto cercare. Ci aveva fantasticato sopra. Lui che andava in spiaggia e lo sorprendeva a perdere tempo, a fare giochi da ragazzini. Allora lo fulminava con lo sguardo e gli imponeva di seguirlo. Quando erano davanti allo spogliatoio e Michele stava per entrarci per cambiarsi, ci si sarebbe infilato pure lui, chiudendosi la porta alle spalle. Gli avrebbe abbassato le mutande da bagno a forza e poi gli avrebbe infilato le dita in culo. Con la mano asciutta, secca per il caldo, per la polvere, gli avrebbe fatto molto male, tanto da costringerlo a gridare e con l’altra mano gli avrebbe tappato la bocca per impedirlo. Era certo che Michele non avrebbe reagito e l’avrebbe lasciato fare. L’avrebbe chiavato là stesso, nella cabina, con le dita, per ricordargli che lui era lo schiavo e fargli capire che doveva sempre essere soggetto ai desideri del padrone. L’avrebbe forzato, gli avrebbe fatto male e si sarebbe fermato solo per le lacrime del ragazzino.
A quel punto l’avrebbe fatto mettere a quattro zampe e l’avrebbe violentato infilandogli il cazzo nel culo, imponendogli di stare zitto e non fiatare. Voleva sentire il rumore dell’uccello che entrava e usciva dal culo, passando nel buco.
Poi ...
... era suonato il campanello e Michele era là, che gli sorrideva davanti alla porta, con gli occhi bassi e sottomesso, come un cagnolino, proprio come avrebbe fatto uno schiavo ubbidiente.
“Ciao…” disse esitante il piccolino.
“Entra” gli ruggì lui.
Michele capì subito di avere fatto qualcosa di sbagliato e se ne andò di corsa lungo il corridoio, Corrado lo seguì fissandogli il culo. Il desiderio gli montò dentro, facendogli scordare la fantasia che aveva appena costruito e il momentaneo rammarico di essersi trovato la propria vittima davanti, invece che poterla andare a cercare e punire come avrebbe voluto. Michele era ormai tutto compreso nel suo ruolo di schiavetto e quello contava. Ora doveva darsi da fare e trovare i pretesti giusti per punirlo. Non avrebbe dovuto cercare molto, pensò, perché gli occhi bassi della sua vittima gli avevano già rivelato che una colpa c’era ed anche grossa.
Attaccò subito: “Ti sei fatto la sega ieri sera?”
“No…” mormorò l’altro, non riuscendo per niente convincente, neanche a se stesso.
“Te la sei fatta stamattina, allora?”
“No, stamattina, no!” gridò Michele, ottenendo un effetto ancora peggiore, perché il tono con cui lo disse, rivelò a Corrado che era avvenuto tutto di sera, oppure di notte.
“E ieri sera… invece…?” insinuò infatti Corrado, avvicinandosi.
“No, io ieri sera sono andato a dormire…” ma lo disse guardando per terra, poi fece un passo indietro, finendo contro la scrivania.
“E niente sega, eh?”
“No!” ...