Effetto nico - 4
Data: 22/02/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: adad
... aperta, che ogni tabù fosse infranto. Lo avevo preso nel culo… mi aveva inculato!
Per giorni ebbi la sensazione di sentirmelo ancora dentro quel cazzone, grosso, turgido, poderoso… Mi sforzavo di rivivere ogni istante, ogni sensazione di quella fantastica chiavata e ogni volta il desiderio tornava a farmi spasimare. Allora cercavo di figurarmi nella mente l’andamento della sua prossima visita, ma nessuna fantasia sembrava all’altezza dei miei desideri, delle mie aspettative.
Attendevo a dir poco con ansia la sua telefonata e il solo pensiero mi faceva vibrare di libidine, mi faceva intostare l’uccello.
Ma passarono diverse settimane, passarono diversi mesi e da parte Nico nessun segno di vita. Ad un certo punto cercai addirittura di uscire di casa il meno possibile, nel timore che chiamasse quando non c’ero e non si fidasse a lasciarmi un messaggio sulla segreteria. Ma Nico non chiamò mai.
Cos’era successo? Aveva forse avuto un ripensamento tardivo su quanto era avvenuto l’ultima volta e non voleva più vedermi per l’imbarazzo o il timore che lo costringessi a rifarlo? Avevo il suo cellulare, è vero, e diverse volte fui sul punto di chiamarlo o mandargli un messaggio, ma mi sentivo vincolato dalla promessa di discrezione che gli avevo fatto a suo tempo, e per nulla al mondo avrei rischiato di creargli qualche problema.
Così, passarono un paio d’anni e lo avevo ormai archiviato ...
... nell’album dei ricordi più belli con l’annotazione: “Chissà che fine ha fatto”, quando un pomeriggio il telefono squillò. Sollevai la cornetta.
“Pronto?”
“Ciao, ti ricordi di me?”
L’effetto Nico mi colpì, prima ancora che avessi riconosciuto la voce dall’altra parte. Il cazzo mi era schizzato turgido, mentre ancora esclamavo:
“Nico… sei tu?”
“Sì, - rispose lui – da quanto tempo, eh?”
“Gesù… ma che fine hai fatto? Ti davo per perso, ormai.”
“Scusami, Lorenzo, ma…”
E mi spiegò che lo avevano trasferito e che fra il trasloco, l’ambientazione con il nuovo posto di lavoro e i nuovi colleghi, una cosa e l’altra, il tempo gli era sfuggito di mano un po’ troppo in fretta. Mi chiese delle ultime foto, che avevamo fatte, gli dissi che le avevo ancora e che gliele avrei spedite il giorno stesso.
Chiacchierammo per un po’.
“Mi fa piacere che non mi hai dimenticato.”, disse alla fine con tono scherzoso, ma sotto il quale si avvertiva ben chiara una vena di nostalgia.
“Dimenticarti, caro Nico? E come potrei? – mormorai, e avevo quasi voglia di piangere - Sei stampato nel mio cuore e nella mia mente. Mi hai fatto vivere emozioni troppo belle per poterti dimenticare.”
E non erano parole dette per dire.
Non ci siamo più rivisti. Ogni tanto ci sentiamo per telefono o via mail e ogni volta l’effetto Nico torna a farsi sentire con tutta la prorompente libidine di un tempo.
FINE.