1. Sesso in ostello


    Data: 26/02/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: ale-luca74

    ... italiano la rende radiosa e sorridente, e se ne esce subito con un paio di parole in un italiano stentato che mi lasciano a bocca aperta: “cazzo, figa, tette, culo”. E tutti giù a ridere a crepapelle e a ripetere con lei le stesse parole.
    
    Emma è una universitaria e, come tutti gli altri ospiti dell’ostello, ha scelto questa struttura perché una delle più economiche in città. Conosce tutti gli universitari presenti nella hall e me li presenta.
    
    Il primo è James, un ragazzotto un po’ tracagnotto dai lineamenti tipicamente scozzesi, pieno di efelidi ma che trasuda simpatia da tutti i pori. Caruccio. Merita un 7 nonostante il sovrappeso, ma non mi ispira sesso.
    
    Edward mi dà la mano come farebbe un vero rapper. Veste in stile hip-hop. Bei lineamenti, certamente segabile e meritevole di un bel 9 ma troppo rapper per esser avvicinabile. I veri rapper, si sa, non sono per nulla affatto gay-friendly.
    
    Durante la mia vacanza Britannica sono ancora nella fase della mia vita in cui sono ancora convintamente etero ma inizio ad avere le prime curiosità sessuali alternative, la cui sperimentazione non intendo procrastinare oltre.
    
    Emma mi prende per un braccio e mi avvicina quindi a Thomas.
    
    Il dolce e tenero Thomas mi porge il cinque e, anche lui in un italiano un po’ stentato, mi dice: Ciao Amico! E poi aggiunge un “Bravo” che non c’entra nulla, ma che gli inglesi usano come il prezzemolo per darsi un tono di cultura e che pronunciano alla francese con l’accento sulla o ...
    ... finale facendolo suonare “Bravò”.
    
    Non saprei dire se Thomas abbia potuto scorgere il miele che trasudava dai miei occhi, ma davvero era difficile distogliere lo sguardo da quel bel viso che suscitava tenerezza e simpatia.
    
    Emma finì le presentazioni poi mi chiese se gradissi una tazza di caffè.
    
    Normalmente non bevo mai caffè non decaffeinato, perché la caffeina mi rende nervoso ed un po’ tachicardico ma, l’averlo visto preparare con caffè solubile e soprattutto all’americana, quindi molto molto lungo, mi aveva spinto ad accettarne una tazza ricolma fino all’orlo.
    
    L’ho sorseggiato più che volentieri incalzato a raccontare di me e dell’Italia, ed una ulteriore tazza ho bevuto più tardi tentando di tener testa ai madre lingua inglesi col gioco dello scarabeo.
    
    Nonostante le mie buone intenzioni, finito di bere l’ultima tazza di caffè americano, attorno alle 22:30 ho lasciato la hall perché stanco ed assonnato e mi sono diretto in camerata. 11 letti a castello disposti su di 6 file. A me è stato assegnato il letto numero 4, ovvero seconda fila in alto lato porta. Attaccato al mio letto, quasi fosse un letto matrimoniale a castello, il primo letto della fila numero 3. Non c’è neppure un separatore. Anzi, c’è, ma la parete in legno separa soltanto i letti di basso, non quelli di sopra.
    
    A quell’ora sono in pochi ad esser già a letto. Nell’ultima fila in alto un universitario ha ancora la luce sul letto accesa e si attarda a leggere un libro. Casco dal sonno e dalla ...
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