Il mazzo di chiavi
Data: 03/09/2017,
Categorie:
Etero
Autore: Lucciola fra le mani, Fonte: EroticiRacconti
L'altoparlante del bar scagliava le fastidiose note di un motivo rock. L'uomo seduto al tavolino ne sembrava incurante. Teneva in mano una sigaretta, già ridotta a metà; nell'altra, un bicchiere troppo pieno di una inquieta bibita gassata. Si piegò in avanti con tutto il busto verso il bordo del bicchiere e ne bevve con attenzione un sorso, poi soddisfatto si riappoggiò alla sedia aspirando dalla sigaretta una lunga boccata. Una pigra bolla di fumo rotolò fuori dalla sua bocca. Ancora non lo sapeva né avrebbe avuto il tempo per scoprirne il perché... Ecco. Improvviso un suono secco, metallico, scavalcò il rumore di fondo di quel pomeriggio. L'uomo si voltò. Un mazzo di chiavi luccicava sul marciapiede come la promessa di un tesoro o di una condanna. Restò alcuni secondi a fissarlo rapito, poi alzò lo sguardo per rintracciarne il proprietario; diverse persone incrociavano in quel momento sulla via. - Qualcuno ha perso un mazzo di chiavi? Gridò. Nessuno rispose. Senza alzarsi dalla sedia allungò una gamba e trasse, come un croupier, il tintinnante groviglio. A giudicare dall'aspetto il suo proprietario doveva essere una donna; oltre a una decina di chiavi di varia foggia, spiccava inanellato un minuscolo orsetto di peluche e un cuoricino di gomma rossa. Toccarlo, sentirlo fra le dita gli procurava un insolito turbamento; era come violare la sfera privata di un'altra persona, lo gettò con violenza sul tavolino come se scottasse. A quel punto cominciò a chiedersi cosa avrebbe ...
... potuto farne, di quel mazzo di chiavi. Poteva far finta di niente e rimetterlo a terra, oppure lasciarlo al gestore del bar, avrebbe potuto gettarlo nel cassonetto dell' immondizia, consegnarlo ai vigili, poteva cercare di risalire alla persona che l'aveva perso per riconsegnarlo, oppure...oppure tenerlo e decidere poi cosa farne. Senza rendersene conto una strana idea cominciò pian piano a farsi largo nella sua mente... Giovedì pomeriggio. È proprio vero che non si può mai stare tranquilli. Era il mio cellulare che si animava. Dal suo trillo a volte cerchi di immaginarti che tipo di telefonata stai per ricevere. Puoi solo tirare a indovinare. Cosa che questa volta non feci. Era la voce di Pino. Appariva alterata da un forte turbamento. - Sono io Roberta. Scusami. Ho bisogno di vederti. Posso fare un salto a casa tua? Fui colta alla sprovvista da questa richiesta, per me inconsueta, visto che non ci eravamo mai incontrati qui da me, ma, preoccupata dal suo tono di voce, gli risposi di sì. - Va bene! Sono fuori ma sto arrivando. Aspettami sotto casa, sarò lì fra una decina di minuti. Nel vederlo avvalorai la percezione che avevo avuto al telefono; Pino era agitato. Anche nel saluto, solitamente affettuoso, traspariva nervosismo. Anch'io, a questo punto, mossa da un indefinibile prescia, salii le scale quasi di corsa. - Allora Pino, racconta, cos'e successo? - Roberta, ho fatto una cazzata...lo scorso giovedì, giorno di chiusura, mentre ero seduto al bar, trovai un mazzo di ...