Giuly
Data: 27/02/2018,
Categorie:
Lesbo
Autore: laura m., Fonte: EroticiRacconti
... giocavano con i miei capezzoli. Imparava presto la giovincella, ma ciò non mi dispiacque. Mi spinse sul letto, a pancia sotto e lei su di me. Sentivo il suo respiro sul collo, la sua bocca cercava i lobi delle orecchie, mi leccava, i suoi inguini umidi erano sui miei glutei. Poi si scostò un poco e allora sentii la sua mano passarmi sui glutei, introdursi tra le gambe fino a cercare il mio sesso. «Sì, così, amore, sei brava» farfugliai, «infilami un dito dentro, così … Ora accarezzami il sedere, cercami il buchetto …». «Ci devo mettere il dito dentro?». «Sì, amore, così come io ho fatto a te …». Fece di più, perché mentre giocava col mio ano, mi mise una mano sotto per palparmi il seno. Mi concentrai sulle sue carezze, chiusi gli occhi e cercai di ricordarmela come l’avevo veduta qualche minuto prima, con le gambe spalancate e la conchiglia aperta in attesa della mia lingua. Era arrivato il momento: mi rigirai ed aprii le gambe: «Leccami, Giuly, leccami la patata, mordila, mangiamela …». Ebbe un attimo di esitazione, poi si chinò e cominciò a leccarmi. Man mano che passavano i secondi, la sua lingua diventava sempre più audace, si muoveva dal clito alle grandi labbra, cercava di infilarsi dentro, giungeva fino all’ano, dandomi trafitture di piacere incredibili. Mentre la sua testa era fra le mie gambe, la metà inferiore del suo corpo versava a terra. Le presi una gamba e la tirai su, era quasi la posizione di un sessantanove. La feci sistemare meglio su di me e cominciai ...
... anch’io a leccarla fra le gambe. Lei prese coraggio e ce la mise tutta fino a farmi il grande regalo di un orgasmo infinito. Le lezioni durarono per tre settimane. Lei venne complessivamente otto volte a casa mia, si mise in pari con la preparazione e per otto volte godemmo dei nostri corpi. A scuola cercavamo di evitare di guardarci e di assumere atteggiamenti controproducenti e pericolosi; imposi a me stessa e a lei una disciplina ferrea. Ci sfogavamo poi non appena c’era l’occasione per incontraci a casa mia. Diventammo intime, lei mi raccontava tutto dei suoi amorazzi con i giovanotti del suo paese, dimostrandomi che era più sveglia di quanto sembrasse. Anch’io le raccontavo qualcosa di me e delle mie vicende con altre donne. Facemmo, nella tempesta della nostra passione, anche alcune cose che mai mi sarei immaginata di fare. Una volta, per esempio, mentre eravamo a letto, si alzò, andò in cucina e tornò con un cetriolo sbucciato. «Che ci fai col cetriolo?». Mi sorrise, poi se lo portò in bocca come se fosse un membro virile; dopo averlo bagnato, mi chiese di aprire le gambe. Ormai ero nel ballo e dovevo ballare. Le ubbidii e così mi masturbò col cetriolo. Devo dire che era rinfrescante e piacevole. Un’altra volta eravamo in cucina, io in abiti succinti, lei del tutto nuda. Lei si era seduta, con un salto, sul tavolo e teneva le gambe ben aperte, per provocarmi. Dopo aver sbucciato un’arancia ne mangiai uno spicchio e uno lo detti a lei. Un’idea strana si fece strada nella ...