1. L' imprevisto


    Data: 04/03/2018, Categorie: Etero Autore: giadastefano

    I vetri sono completamente appannati.
    
    Tutto ci che riesco a intravvedere è la siluette della campagna circostante attraverso una finestrella che ho aperto spannando il finestrino, ma ormai è buio e l’unica luce è data da una luna brillante, piena.
    
    Sento il suono del cofano che ricade al suo posto, l’apertura della portiera, Stefano che entra rapidamente in auto con le mani ben sollevate per non sporcare gli interni.
    
    «Niente da fare. Non funziona».
    
    «Si è fuso il motore?»
    
    «Non ne ho idea. Mi passeresti una salvietta? Grazie. Ho chiamato il carroattrezzi. Ci vorrà un bel po’ prima che arrivi».
    
    Sospiro sconsolata, senza dir nulla. La serata era partita così bene: cena a casa, graziosa e leggera, giusto per metterci nelle condizioni adatte; una doccia calda, abbastanza lunga per permetterci di stuzzicarci senza tuttavia concludere; la scelta dei vestiti, del trucco, delle scarpe, tutto perfetto per la festa esclusiva alla quale eravamo stati invitati.
    
    Stavamo scherzando, preparando segnali per un’eventuale fuga, quando l’auto aveva cominciato a singhiozzare, fino a fermarsi, lentamente e inesorabilmente, nel bel mezzo della campagna.
    
    «Che sfortuna».
    
    Stefano sospira, appoggia la testa contro la testiera del sedile e fissa il vuoto.
    
    Lo lascio così, osservandolo. Non ha senso che dica qualcosa. Siamo troppo lontani dalla villa e da un qualsiasi centro abitato e fuori, nel freddo di Dicembre, si gela. Inoltre la strada è deserta, ed è stato così sin ...
    ... dagli ultimi dieci chilometri.
    
    Qualche minuto di silenzio, in cui solo il nostro respirare lentamente sembra fuori luogo, quando Stefano si risveglia dai propri pensieri e si volta verso di me.
    
    «Ehi».
    
    «Ehi».
    
    «Mi dispiace».
    
    Sgrano gli occhi senza capire.
    
    «Mica è colpa tua!»
    
    «L’auto è la mia e non so sistemarla. Ci perderemo sicuramente la festa. Sono settimane che ne parliamo».
    
    Scuoto la testa, avvicinandomi per accarezzargli il volto abbattuto, posandovi sopra un bacio. Lo faccio una, due, tre volte, su di una guancia, sulla fronte, sul naso.
    
    Senza aggiungere nulla mi tolgo le scarpe, lasciando che mi osservi, mi porto in piedi sul sedile e mi getto sul retro dell’auto.
    
    «Vieni?»
    
    Non se lo fa ripetere e in pochi istanti è accanto a me.
    
    Mi appoggio a lui, le dita di una mano a giocare con il tessuto della sciarpa.
    
    Lo bacio dolcemente, assaporando le labbra morbide, togliendogli il cappello per poter andare ad accarezzare le ciocche corvine.
    
    Passerei ore a fare così e glielo sussurro fra un bacio e l’altro.
    
    «Visto quanto ci metterà il carroattrezzi potrai farlo senza problemi».
    
    Lo colpisco sul petto e lo bacio con più forza, mugolando uno “scemo” fra le labbra.
    
    Continuo per quelli che potrebbero essere minuti come ore, alternando baci a carezze e sguardi di che cercano il suo, avvilito. All’improvviso mi afferra il volto, mi porta verso di sé, baciandomi come se volesse divorarmi. Mi spinge verso il basso, la schiena sul sedile, ...
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